venerdì 8 gennaio 2016

Un amore d'altri tempi (rivisitazione in chiave moderna dell'amore tra Dante e Beatrice e mio primissimo racconto)



La prima volta che la incontrai avevo nove anni: mi ricordo che era una bellissima giornata di sole e che stavo giocando nel parco di fronte al mio condominio con i miei amici. A un certo punto sentii la voce di mia madre che mi sollecitava a rientrare per salutare una certa amica di famiglia venuta da non so quale città. Di malavoglia mi affrettai verso casa e quando aprii la porta rimasi meravigliato: la donna non era sola, ma l’accompagnava una bellissima bambina all’incirca della mia stessa età con la carnagione bianca, gli occhi azzurri e i capelli biondi; indossava uno stupendo vestitino rosso e una cintura stretta in vita. Pur essendo molto giovane rimasi quasi folgorato da quella visione e sentii battere forte il mio cuore. Non fui capace di parlare, biascicai un “ciao” e salii di corsa in camera mia. Sapevo di non avere fatto una splendida figura, e perciò mi imposi di cancellare dalla mia mente quell’episodio, anche se, con il passare del tempo, mi ritrovavo qualche volta a fantasticare su quella bambina dall’aspetto angelico,  la quale seppi poi chiamarsi Beatrice.

Nel frattempo gli anni passarono, dopo aver terminato le scuole medie mi iscrissi al liceo classico e inoltre scoprii una passione sempre più forte per la musica. Assieme a tre dei miei amici (Guido, Guido e Lapo) formai un complesso musicale di cui io, oltre a esserne la voce ero anche l’autore di numerosi brani. La nostra peculiarità non era quella di puntare sul classico testo commerciale, tutto musica ma zero significati, ma sul cercare di fondere insieme parole, musica e pensieri profondi, come l’amore, l’amicizia e la filosofia. Cominciammo con l’inserire alcuni nostri brani sul canale Youtube e a partecipare ad alcuni concorsi della nostra città, Firenze. Ben presto iniziammo a ottenere alcuni successi, che a noi diedero l’impulso di continuare, ma che ad altri offrirono il pretesto di fare delle critiche, tanto che un certo Bonny, leader di un gruppo pop semisconosciuto, ebbe l’ardire di scrivere un brano su di noi fatto apposta per criticarci, descrivendoci come autori di brani oscuri e complicati. Ma a noi delle critiche poco importava e il nostro successo confermava che il nostro nuovo stile non era poi così poco chiaro e quindi, proprio in onore della nostra particolarità, decidemmo in seguito di chiamarci “The new styles”.

Ma la musica non era l’unica mia passione: amavo, e amo tutt’ora, la letteratura, soprattutto quella latina e quella italiana del 1200. Mentre i miei coetanei si divertivano a giocare con i videogiochi, io non perdevo mai l’appuntamento con il  mio libro preferito: l’Eneide di Virgilio.

E fu proprio mentre me ne stavo seduto a rileggere per l’ennesima volta dell’amore travagliato tra Enea e Didone, che sentii alcuni compagni dire che una nuova ragazza appena trasferitasi in città sarebbe venuta a stare nella nostra classe, e la notizia non si rivelò fasulla. Infatti non appena finì l’intervallo entrò subito la nostra professoressa seguita da una ragazza, che riconobbi all’istante: era lei… colei che avevo visto nove anni prima in casa mia! Questa volta indossava un vestito tutto bianco, che le arrivava fino alle caviglie e, quando mi passò davanti per sedersi al suo posto, mi salutò discretamente. Mi aveva riconosciuto! Ciò mi procurò una felicità immensa, ma anche un po’ di turbamento, così mi ripromisi di parlarne con i miei amici della band appena finita la lezione.

Una volta che ebbi raccontato loro la situazione, essi si mostrarono meravigliati dato che fino a quel momento nessuna ragazza aveva catturato in questo modo il mio cuore, e ognuno mi espresse la propria opinione sul da farsi: Lapo, da anni fidanzatissimo con Giovanna, mi consigliò di fare in modo di attirare la sua attenzione verso di me compiendo chissà quale atto eroico (sostituirla in qualche interrogazione?); Guido G. invece, mi spronò di conquistarla attraverso un brano musicale scritto apposta per lei; Guido C., infine, fresco fresco di rottura con una delle sue numerose ragazze, mi ammonì dicendo che la situazione non avrebbe portato a nulla di buono e che l’amore porta sempre dolore. Alla fine li lasciai più confuso di prima, ma con la convinzione che forse avrei dovuto procedere di testa mia.

Alla fine però fu il destino a decidere per me e questo mi trascinò in un circolo vorticoso di eventi: una mattina, durante l’intervallo, invece di dedicarmi come mio solito alla lettura, me ne stavo seduto ad ammirare quella creatura celestiale, che stava chiacchierando con Maria, una sua amica. In quel preciso istante, però, mi si parò davanti Elena, la pettegola della classe, capra nello studio, ma estremamente informata su tutte le situazioni amorose della classe, anzi no che dico… dell’intera scuola! Mi sorrise con fare malizioso e mi chiese quali delle due bellezze stessi mangiando con gli occhi. Tentai di negare, ma quella smorfiosa, continuando a tormentarmi, mi obbligò a confessare; ma io, per evitare che la mia Beatrice diventasse preda di inutili pettegolezzi, con fare teatrale, ammisi la mia presunta ammirazione verso Maria. In questo modo, nel giro di pochi giorni, tutta la scuola venne a sapere che Dante della VC era segretamente innamorato di Maria della VB. Sperai che il succulento pettegolezzo si esaurisse in pochi giorni, giusto il tempo di scoprirne un altro, ma non avevo fatto i conti con la diretta interessata, Maria. A quanto pare a lei non dava fastidio che si dicessero tutte queste cose su di noi, infatti, poco dopo, mi invitò a uscire per prendere un gelato insieme. Fui tentato di rifiutare, ma poi ebbi un lampo di genio: forse, uscendo con lei, avrei potuto ottenere delle informazioni importanti su Beatrice, tipo il suo numero di cellulare! Con questo proposito decisi accettare l’appuntamento, ma ciò non si rivelò una buona idea: come avrei potuto parlare di un’altra con una ragazza che ha occhi solo che per te? Alla fine, quando la riaccompagnai a casa, misi bene in chiaro la situazione, nel caso si stesse facendo strane idee, affermando che ero troppo giovane e che non mi andava di impegnarmi con nessuna ragazza. Maria sembrò delusa, ma non disse nulla.

A questo punto ero sollevato per essere uscito da questa situazione, anche se non avevo fatto nessun passo avanti con Beatrice, la quale continuava a rivolgermi solo un saluto alla mattina e uno dopo le lezioni (sempre che se ne ricordasse!). Ora però la mia attenzione stava cadendo sulla seconda amica di Beatrice, Lucia. Se con Maria avevo fallito, forse da Lucia sarei riuscito a ottenere qualcosa! Così, due settimane dopo l’uscita con Maria, invitai Lucia a uscire. La ragazza sembrò sorpresa dal mio invito, ma non rifiutò. Uscimmo una domenica pomeriggio e andammo al cinema. Dopo il film cominciai a parlarle in generale dei miei amici, dissi che con loro mi trovavo molto bene e le chiesi se anche lei stesse bene con le sue amiche. Mi rispose di sì, e io, facendo lo svampito, le chiesi di dirmi i nomi della sue amiche e, quando Lucia nominò Beatrice, le domandai sorpreso se per caso quella Beatrice fosse proprio la mia compagna di classe e, alla sua risposta affermativa, le chiesi se cortesemente mi poteva dare il suo numero di cellulare perché dovevo chiederle un aiuto con i compiti di matematica. Ecco: finalmente ce l’avevo fatta! Ero lì, tutto contento e trionfante quando, senza nemmeno rendermene conto, vedemmo Maria, più infuriata che mai, correre verso di noi: raggiunse Lucia, le diede uno schiaffo e cominciò a urlare dicendo che la sua amica era una traditrice e che adesso aveva capito perché io non avevo voglia di impegnarmi con lei. A questo punto Lucia diede uno spintone a Maria gridando che ero stato io a invitarla fuori e che non c’era niente tra di noi, e poi continuarono a gridare insultandosi a vicenda e rinfacciandosi ogni cosa venisse loro in mente quel momento. E io ero lì, che non sapevo che pesci pigliare: come avrei potuto ora richiedere a Lucia il numero di cellulare? Decisi che per me era giunto il momento di tagliare la corda, mormorai un saluto che probabilmente nemmeno sentirono e corsi al sicuro verso casa. Pensavo che la storia si fosse conclusa e che il giorno dopo non ci sarebbero state conseguenze, ma sfortunatamente mi sbagliavo.

Il giorno seguente, infatti, non appena varcai la soglia della classe, Beatrice venne subito verso di me con fare battagliero. Non feci nemmeno in tempo a constatare ciò, che subito cominciò a urlarmi contro dicendomi che ero un arrogante e un presuntuoso, che avevo giocato con i sentimenti delle sue migliori amiche e che ora, per colpa mia, non si parlavano più. A ciò seguì una lunga serie di insulti. Poi, quando ebbe finito la sua sfuriata, se ne tornò al suo banco, giusto in tempo per l’inizio delle lezioni. Cercai di concentrarmi sulle spiegazioni degli insegnanti, ma la mia mente vagava altrove: mentre Beatrice urlava da una parte ero contento, visto che finalmente si era rotto il ghiaccio tra di noi, ma d’altra parte quello che mi aveva urlato non corrispondeva con quanto avevo sognato che ella mi dicesse! Aveva ragione: avevo combinato proprio un bel pasticcio, se solo avesse saputo la verità! Se solo avesse capito che avevo cercato un modo discreto per avvicinarmi a lei evitandole un mucchio di pettegolezzi, forse si sarebbe ricreduta sul mio conto. Ma oramai non potevo fare nulla, e da quel giorno smise per sempre di salutarmi.

Cosa avrei potuto fare ora? Come avrei potuto fare amicizia con lei se ora nemmeno più mi rivolgeva un saluto, saluto che per me rappresentava una salvezza nel mezzo delle mie solite incombenze quotidiane? Ci rimuginai sopra per molto tempo, senza trovare una soluzione, fino a quando, un giorno, ebbi come una folgorazione: Beatrice poteva anche non salutarmi più, però continuavo a vederla tutti i giorni a scuola e per le vie della città, la sua sola presenza mi avrebbe aiutato a superare quel momento difficile e a tramutare il mio dispiacere in testi musicali destinati alla sua lode! Decisi di mettermi subito all’opera, tanto più che in quel periodo io e la mia band avevamo bisogno di nuovi testi per partecipare a un concorso locale. Preso da una sfrenata ispirazione composi più di dieci brani, che i miei amici accolsero con grande entusiasmo. A questo punto la faccenda sembrava essersi sistemata, a me bastava vederla e lodarla con la mia musica per essere felice, ma il destino non aveva ancora finito di sconvolgermi. In un giorno di fine maggio, quando varcai la soglia della classe, vidi vuoto il banco di Beatrice e subito dopo la professoressa ci diede una notizia che mi lasciò senza fiato: la ragazza aveva dovuto cambiare improvvisamente città a causa del lavoro di suo padre. A questo punto ripiombai nella disperazione: come avrei potuto parlare di lei, se costei non c’era più? Come avrei fatto a trarre ispirazione dalla sua presenza se questa mi era negata? Cercai di scoprire in quale posto si fosse trasferita, ma non riuscii mai a scoprirlo. Le uniche a saperlo erano le sue due migliori amiche, che però si guardarono ben bene dal dirlo in giro, in quanto Beatrice le aveva intimate di non dire nulla a nessuno. Nemmeno i miei genitori seppero nulla perché ormai da tempo avevano perso i contatti con la sua famiglia. E in più cominciavo pure a perdere l’ispirazione per scrivere i miei brani, visto che la mia musa ispiratrice non c’era più! Cercai di trovarne un’altra e per un po’ frequentai la mia amica Sofia, ma dopo poco tempo capii che non era la stessa cosa. Dovevo cercare di dimenticarla, ma non volevo che il tempo mi portasse via definitivamente il suo ricordo. Bisognava trovare una soluzione, dovevo compiere qualcosa di grande, un qualcosa che nessun ragazzo avrebbe mai fatto per la propria amata.



Sono passati molti anni da quel giorno: adesso vivo a Ravenna, con mia moglie Gemma e i miei figli Jacopo, Pietro e Antonia, ma non ho dimenticato l’ispiratrice della mia giovinezza. In questo arco di tempo ho lavorato molto, ma non a un testo musicale, bensì a uno letterario. In esso ho cercato di unire il mio interesse per Beatrice con la mia passione per i classici: in compagnia del mio amico Virgilio racconto la storia di un lungo viaggio che compii in un periodo buio della mia vita per essere salvato dal mio amore di gioventù. Ho deciso di intitolare Commedia la mia storia per sottolinearne il lieto fine, e proprio ora l’ho appena pubblicata su internet su un sito di self-publishing.

Non so se riuscirò a vendere qualche copia, di questi tempi non è facile ottenere successo, però credo molto nel valore di quest’opera e spero non solo che possa essere apprezzata, ma anche che possa diventare famosa in modo tale che il mio amore per Beatrice possa essere celebrato in eterno.

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