martedì 31 maggio 2016

Notting Hill's Trilogy

Ciao a tutti, oggi vi voglio consigliare i primi due libri della "Notting Hill's Trilogy" di Ali McNamara (il terzo romanzo l'ho finito di leggere ieri e a breve scriverò la recensione). Sono dei romanzi molto leggeri, romantici e con dei protagonisti molto simpatici: leggere per credere!

TRAMA (da amazon)

Scarlett O’Brien sogna una vita da film.
Nel vero senso della parola: perché il cinema, e in particolare le sue amate commedie romantiche, sono molto più eccitanti della banale realtà di tutti i giorni accanto a David, il suo noioso fidanzato. Ossessionata da Hugh Grant, Brad Pitt e Johnny Depp, Scarlett trascorre le giornate con la testa tra le nuvole, e tante serate davanti allo schermo per vedere i suoi romantici film, con un pacchetto di fazzoletti per asciugarsi le lacrime e la mano immersa in un sacchetto di popcorn. Così, quando le si presenta l’occasione di trascorrere un mese in una villa di Notting Hill, scenario di uno dei suoi film preferiti, non ci pensa due volte: potrà capire così cosa desidera davvero e vivere le sue fantasie almeno una volta. Ma quando, a Londra, Scarlett conosce il suo nuovo vicino, l’affascinante Sean, si rende conto che il copione del suo personalissimo film sta per sfuggirle di mano… 
Forse il destino sta tramando come in Serendipity? O magari sta andando in scena il suo personale remake di Se scappi ti sposo? Ma qual è, in fin dei conti, il lieto fine che Scarlett desidera per se stessa? L’importante è deciderlo in fretta, perché il giorno delle nozze con David si avvicina…


TRAMA (da amazon)

Scarlett O’Brien, appassionata di cinema e in particolare di commedie romantiche, ha trovato finalmente l’uomo dei suoi sogni: il dolce e affascinante Sean. Vive a Londra insieme a lui anche se il ménage quotidiano non è esattamente tutto rose e fiori come quello delle protagoniste dei suoi telefilm preferiti. Dato che Sean è spesso via per lavoro, Scarlett decide di prendersi del tempo per sé e andare a New York a trovare il padre, in compagnia del suo migliore amico, Oscar. La Grande Mela è una città magnifica e soprattutto ogni angolo o strada le ricordano le scene dei suoi film preferiti! Saranno giorni divertenti e appassionanti quelli passati a New York e, tra incontri con personaggi famosi e star del cinema, serate divertenti e nuovi amici, Scarlett si rende conto che si sta lasciando andare a nuove sensazioni; fino a rendersi conto che, a poco a poco, il suo cuore ha cominciato a battere forte come non le succedeva da tempo. Ma com’è possibile che si senta così attratta da un altro uomo, quando ormai ha deciso che l’unico, vero amore della sua vita è Sean? E soprattutto sarà capace di rinunciare a quelle nuove elettrizzanti emozioni che l’hanno ormai rapita?

lunedì 30 maggio 2016

Non è mia figlia

Buon inizio di settimana, cari lettori, oggi vi voglio parlare del romanzo "Non è mia figlia", scritto da Sophie Hannah ed edito da Garzanti. Ho intrapreso questa lettura spinta dalla recensione di Alisya del blog "Un libro nel cassetto", lettura che non mi ha per niente delusa.

La storia ruota attorno ad Alice Fancourt che un giorno, ritornando a casa, si trova di fronte a una scoperta sconvolgente: qualcuno ha rapito la sua figlioletta Florence e l'ha sostituita con un'altra neonata. Ma a questo problema, se ne aggiunge subito un altro, perchè suo marito David non le crede, la dà per pazza e, di nascosto, si diverte a provocarla e a umiliarla: insomma, si dimostra molto diverso rispetto a com'era prima.

Nella loro lussuosissima villa vivono anche la suocera di Alice, Vivienne, una donna autoritaria e che vuole tenere tutto e tutti sotto il suo controllo e voleri e Felix, un bambino nato dal precedente matrimonio di David i quali, al momento del presunto rapimento della bambina di Alice, si trovavano in vacanza.

A indagare sul caso vengono chiamati il sergente Charlie Zailer e il detective Simon Waterhouse. Quest'ultimo, un uomo dal carattere impulsivo e ribelle, è l'unico a credere ad Alice e sospetta che il caso sia collegato all'omicidio della prima moglie di David, per il quale era stato accusato e incarcerato un delinquente della zona, che peraltro aveva anche fatto una parziale ammissione di responsabilità. Il sergente Zailer, invece, una donna da tempo innamorata (e non ricambiata) di Simon non crede a tutto questo, anzi, lascia che la sua delusione trapeli nell'oggettiva analisi del caso. Ma anche il detective sembra lasciarsi troppo coinvolgere da Alice, rischiando così di perdere la propria obiettività...

In un crescendo di indagini e di scoperte, sembra avvicinarsi il giorno in cui la presunta bambina scambiata dovrà sottoporsi alla prova del dna, quando all'improvviso lei e Alice scompaiono: che fare allora? Come potranno i due agenti riuscire a ritrovarle prima che non sia troppo tardi?

Nella narrazione è presente un'alternanza tra la storia di Alice e quella delle indagini dei due agenti, con conseguente cambio dei piani temporali: se all'inizio la vicenda si sviluppa un po' in sordina, alla fine prende velocità fino ad arrivare all'ultimo colpo di scena, che personalmente non mi ha deluso. Dato però che il romanzo fa parte di una serie se, da una parte la vicenda si conclude, dall'altra sottolineo come i misteri che all'interno del romanzo vedono coinvolto il detective Simon non vengono più ripresi negli ultimi capitoli, probabilmente per essere sviluppati anche nei libri successivi.

In definitiva questo romanzo si è rivelato un buon giallo e una piacevole lettura, e per questo lo consiglio, soprattutto agli amanti del genere!

venerdì 27 maggio 2016

Tra classicismo e romanticismo: Diodata Saluzzo

Cari lettori, settimana scorsa, per la mia rubrica di cultura, vi avevo parlato di una scrittrice rinascimentale (Veronica Franco); oggi, invece, ci occuperemo del periodo compreso tra fine Settecento e inizio Ottocento, per considerare la vita e le opere della scrittrice piemontese Diodata Saluzzo (1774-1840).

La donna ottenne i primi successi letterari a soli vent'anni, grazie alla sua prima raccolta di poesie, che la fece avvicinare a letterati del calibro di Parini, Alfieri, Foscolo, oltre che diventare la protagonista di numerose recensioni positive sulle maggiori riviste culturali dell'epoca. All'epoca le poesie erano incentrate soprattutto su due tematiche: quello della campagna al quale si legava la bellezza della natura unita alla gioia di vivere, e quello dei cosiddetti "componimenti d'occasione", che servivano a celebrare nascite, battesimi, matrimoni, morti di amici e parenti. 

Anche Diodata si mostrò incline a questa tradizione, ma con spunti di originalità: infatti nelle sue poesie compaiono anche numerosi riferimenti al mondo della scienza (il padre era uno dei fondatori dell'Accademia delle Scienze di Torino) e alcune tendenze di gusto preromantico, come l'inserimento di castelli abbandonati e rovine nei suoi testi poetici. 

Questo fece sì che la critica la indicasse come una delle primi scrittrici di stampo romantico. Peccato però che la donna non avesse nessuna intenzione di schierarsi verso una corrente letteraria precisa e con dei rigidi canoni da rispettare, tanto che continuò a scrivere poesie che, se da un lato per argomento si avvicinavano al romanticismo, dall'altro come stile sembravano essere più classiche e tradizionali. Questo ebbe come conseguenza l'abbandono dei consensi della critica e il suo progressivo declino in campo letterario, in quanto considerata una scrittrice "fuori moda". 

Diodata tentò allora di riaccattivarsi critica e pubblico con un poema a metà tra lo storico e il filosofico, incentrato sulla figura di Ipazia, una scienziata realmente vissuta in epoca tardoantica, ma l'eccessivo virtuosismo stilistico non le fecero ottenere i risultati sperati. Quest'opera oggi però è stata rivalutata in senso positivo per i numerosi richiami patriottici presenti nel testo(la donna visse infatti all'inizio del periodo risorgimentale in una città del Piemonte). 

Questi insuccessi ebbero come conseguenza un aumento dell'insicurezza dell'autrice tanto che, quando si mise a scrivere opere teatrali, furono di più quelle che distrusse piuttosto  quelle che mise in scena. Tra di esse figura la "Tullia", una tragedia ambientata nell'antica Roma durante il periodo monarchico e l'"Erminia", basata su un personaggio della "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso. 

In seguito, Diodata Saluzzo si cimentò anche nella composizione di novelle storiche, che sembrano anticipare i caratteri del moderno romanzo storico, prima ancora che le opere di Walter Scott giungessero in Italia. In esse sono presenti delle costanti, come la presenza del paesaggio che rispecchia gli stati d'animo dei personaggi; le rovine di case ed edifici abbandonati che fanno da sfondo alle vicende; la presenza del soprannaturale. Inoltre molto spesso sono presenti storie d'amore, con protagoniste femminili molto ben delinaeate dal punto di vista psicologico e prive del classico stereotipo donna bionda = angelo e donna bruna = persona perfida. Se anche questa volta la critica non apprezzò le sue opere (fu accusata di essersi adeguata al malgusto romantico), il pubblico invece mostrò di amare molto le sue novelle, tanto che altri scrittori fecero passare per sue novelle in realtà scritte da loro. 

In generale, quest'autrice visse la sua vita letteria tra alti e bassi, ma, nonostante la perdita dei favori da parte della critica, fu considerata un modello da parte delle scrittrici di una generazione più giovani, tanto da essere celebrata in un'opera (intitolata "Serto femminile") come una guida e un modello a cui far riferimento. Inoltre, nonostante le delusioni letterarie e della sua vita privata (si sposò a 25 anni, rimase vedova a 27 e visse il resto della sua vita prima con i genitori e poi da sola), cercò sempre di cimentarsi nei generi più diversi della letteratura: dalla poesia, alla prosa, dalle novelle al teatro, mostrando un accentuato eclettismo. E poi penso che anche la volontà di non attenersi a una corrente letteraria precisa debba essere visto non come un difetto, ma come un pregio, segno che la creatività non debba essere inquadrata in precisi canoni, ma lasciata libera di esprimersi nella più totale libertà. 

Concludo il post trascrivendovi il testo di una delle sue poesie che più ho apprezzato, dal titolo "L'estro":

Farfalla è l'estro; e se fermarlo credi
Semplice troppo il tuo desir t'inganna;
Ei le catene ad isfuggir s'affanna,
Ed a suo genio volteggiar lo vedi.

Farfalla è l'estro; e se 'n tua cura eccedi,
E se imporgli tu vuoi legge tiranna,
Egli all'esiglio si risolve e danna,
E invan superbo lo ricerchi e chiedi.

Farfalla è l'estro; e se lo serri, e domi,
E vuoi guardarlo colla man tua greve,
Del suo pregio maggior tutto lo schiomi.

E quindi ancor liberamente uscito
Sen fugge altrove, e solo a te la lieve
Polve in sua vece si riman sul dito.



P.s. Immagini tratte da Google immagini (danielaedintorni.com la prima e amazon la seconda)

giovedì 26 maggio 2016

Un'estate d'amore

Ciao a tutti: le giornate si fanno più calde, il sole scalda e l'estate si avvicina... cosa c'è di meglio allora di un romanzo leggero e spensierato? Tra tutti quelli che conosco oggi ho deciso di proporvi questo, una storia d'amore ambientata su un'isola greca che ho avuto il piacere di leggere e di apprezzare qualche anno fa.


TRAMA (da amazon)

Cosa c’è di meglio di una vacanza su un’isola greca, per una ragazza che ha lavorato tutto l’anno in una frenetica metropoli? Uno stacco dalla solita routine per dimenticarsi di tutto, anche di un fidanzato poco appassionato, per rilassarsi sotto il sole e magari concedersi qualche avventura estiva… È così che Beth decide di organizzare un viaggio da sogno, per lei e le sue tre amiche, programmando tutto nei minimi dettagli. Ma l’imprevisto, si sa, è sempre in agguato e può sconvolgere anche un piano perfetto! Invece dei bar, delle discoteche e delle notti di divertimento che si aspettavano, le tre finiscono per sbaglio a Liminaki, una piccola isola greca: un paradiso fuori dalle rotte turistiche, dove regnano pace e tranquillità. Ma la noia, di certo, sarà l’ultimo dei problemi per le ragazze. Le vite di Ginny, Anna, Beth e Kirsten saranno infatti profondamente rivoluzionate da quel posto e dai suoi abitanti. Soprattutto da Nick, un greco affascinante che lavora nella trattoria del paese e Dan, un misterioso marinaio, che dovrà vedersela con il fidanzato di Beth. E l’avventura non è finita… Amicizia, amore e romantici tramonti: ingredienti perfetti per una vacanza da sogno!

mercoledì 25 maggio 2016

Maggio: Lessico familiare

Cari lettori, questo mese ho deciso di leggere e recensire l'opera più famosa della scrittrice Natalia Ginzburg: "Lessico Familiare". E' la prima opera che leggo di quest'autrice: era da un bel po' che avevo voglia di iniziare questo romanzo e la spinta giusta è arrivata non solo dalla mia rubrica di classici, ma anche da Angela del blog "Chicchi di pensieri", della quale qualche mese fa ho apprezzato la sua entusiastica recensione.

In questo romanzo l'autrice racconta la storia della propria famiglia, senza censure nè abbellimenti. Facciamo così la conoscenza del padre, un uomo di scienza, professore universitario e grande amante della montagna: una persona dal carattere un po' burbero, in netto contrasto con la moglie, che invece preferisce passare il suo tempo con le amiche e andare al cinematografo e che sentirà molto la solitudine quando i suoi figli, progressivamente, abbandoneranno il nido familiare.

La scrittrice si sofferma a descrivere anche la vita dei suoi numerosi fratelli: Gino, il più simile al padre, che andrà a lavorare nella famosa fabbrica degli Olivetti; Paola, molto legata alla madre e al fratello Mario, la cui vita si legherà anch'essa con quella dei famosi industriali dei Ivrea; Mario il quale, durante il periodo del fascismo, sarà costretto a lasciare di soppiatto l'Italia, e Alberto, un ragazzo ribelle, in perenne conflitto con Mario e con il padre ma che, alla fine, sorprenderà tutta la famiglia per la sua scelta di vita. Natalia è la figlia minore, una persona silenziosa e un po' schiva, che osserva tutte le dinamiche familiari con estrema attenzione e senso critico.

Alle vicende della famiglia, inevitabilmente, si legano gli eventi storici, a partire dall'avvento del fascismo. Leggendo il romanzo si apprende che è stata proprio la famiglia di Natalia a nascondere il comunista Turati perseguitato dai fascisti e che il padre sarà incarcerato assieme a Gino perchè ritenuto complice della fuga di Mario. Ma anche Alberto poi subirà lo stesso trattamento perchè sospettato di essere antifascista. In seguito la scrittrice narrerà gli orrori della guerra e dei bombardamenti e il continuo peregrinare per l'Italia, nella quale subirà periodi di confino con il marito Leone Ginzburg. Nell'opera sono presenti anche riferimenti a personaggi di spicco della cultura letteraria ed editoriale dell'epoca, come Giulio Einaudi e Cesare Pavese.

Il tutto viene narrato con uno stile semplice, fluido, senza fronzoli, basato su una sottile ironia e sull'estrema sincerità dei fatti raccontati, che non seguono una scansione tematica, ma sembrano nascere spontaneamente in base ai ricordi dell'autrice. L'unico aspetto che mi ha lasciato un po' perplessa è stata la poca importanza che la Ginzbrug ha riservato alla descrizione del rapporto con suo marito, nella quale non traspare il minimo segno d'amore e di romanticismo, che mi ha fatto pensare o a una sorta di pudore dell'autrice o un rapporto non ben consolidato.

Mi preme inoltre sottolineare l'estrema originalità del filo conduttore di tutta la storia, ovvero le parole e il loro potere: il titolo del romanzo si riferisce infatti a quei termini e a quelle espressioni che l'autrice riconosce peculiari della propria famiglia, tanto da riuscire a delineare una sorta di "vocabolario", comprensibile solo dai suoi componenti. A questo proposito vi trascrivo un passo tratto dal libro che, a mio parere, può condensare quanto scritto:

Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. [...]. Una di quelle frasi o parole, ci farebbe riconoscere l'uno con l'altro noi fratelli, nel buio d'una grotta, fra milioni di persone. Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici degli egiziani o degli assito-babilonesi, la testimonianza d'un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corriosione del tempo.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a uno dei temi più affascinanti, secondo il mio parere, della letteratura: il ruolo delle parole e la loro forza eternatrice, capace di far sopravvivvere, secondo l'autrice, anche il nucleo essenzionale di una famiglia, che con il tempo si è disgregata per formarne delle nuove. 

Mi sento di consigliare molto la lettura di quest'opera, che ho apprezzato per le sue molteplici sfaccettature, come il suo essere viva testimonianza della vita della scrittrice (che ho potuto così conoscere anche dal punto di vista biografico) ma anche per i numerosi riferimenti storici e culturali presenti nel testo, oltre che per il filo conduttore dell'intero romanzo e lo stile semplice ma accattivante.

martedì 24 maggio 2016

Letteratura in prosa & Prima guerra mondiale

Cari lettori, oggi è il 24 maggio, una data molto importante dal punto di vista storico, visto che ricorda l'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale. 
In questi anni (2014/2018), in particolare, si festeggia il centenario della "Grande Guerra", perciò oggi ho deciso di proporvi le trame di alcuni scritti in prosa incentrati su questo tema. Purtroppo, pur conoscendo queste opere, non ho ancora avuto l'occasione di leggerle, perciò se qualcuno di voi lo ha fatto e vuole farmi sapere il suo parere, non esiti a farlo! 
La letteratura prosastica su questo argomento è sterminata, perciò questi titoli rappresentano solo una rassegna parziale: se vi ricordate altri testi che vi va di citare, fatelo pure nei commenti...

TRAMA (da amazon)

Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, "Addio alle armi" è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l'infermiera Agnes von Kurowsky. I temi della guerra, dell'amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l'opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un'articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell'esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di Caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l'amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.


TRAMA (da amazon)

Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel '38 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra. L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di "ozio e sangue", di "fango e cognac". Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l'orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticità i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.


TRAMA (da amazon)

Kantorek è il professore di Bäumer, Kropp, Müller e Leer, diciottenni tedeschi quando la voce dei cannoni della Grande Guerra tuona già da un capo all'altro dell'Europa. Ometto severo, vestito di grigio, con un muso da topo, dovrebbe essere una guida all'età virile, al mondo del lavoro, alla cultura e al progresso. Nelle ore di ginnastica, invece, fulmina i ragazzi con lo sguardo e tiene così tanti discorsi sulla patria in pericolo e sulla grandezza del servire lo Stato che l'intera classe, sotto la sua guida, si reca compatta al comando di presidio ad arruolarsi come volontari. Una volta al fronte, gli allievi di Kantorek - da Albert Kropp, il più intelligente della scuola a Paul Bäumer, il poeta che vorrebbe scrivere drammi - non tardano a capire di non essere affatto "la gioventù di ferro" chiamata a difendere la Germania in pericolo. La scoperta che il terrore della morte è più forte della grandezza del servire lo Stato li sorprende il giorno in cui, durante un assalto, Josef Behm - un ragazzotto grasso e tranquillo della scuola, arruolatosi per non rendersi ridicolo -, viene colpito agli occhi e, impazzito dal dolore, vaga tra le trincee prima di essere abbattuto a fucilate. Nel breve volgere di qualche mese, i ragazzi di Kantorek si sentiranno "gente vecchia", spettri, privati non soltanto della gioventù ma di ogni radice, sogno, speranza.

TRAMA (da amazon)

Ernst Jünger partecipò alla Prima guerra mondiale con i gradi di sottotenente della Wehrmacht. Il suo comportamento in prima linea lo rese leggendario: ferito quattordici volte, ricevette numerosi riconoscimenti al valore, compreso il più alto, l'"Ordre pour le mérite". Portava sempre in tasca un taccuino su cui fissava con precisione gli avvenimenti. Da quelle note, in seguito all'insistenza del padre, si persuase a trarre un libro che avrebbe dovuto intitolarsi "Il rosso e il grigio", in omaggio all'amato Stendhal e ai colori mesti e uggiosi della guerra in trincea. Jünger preferì alla fine l'immagine tratta da un poema medioevale islandese. Oggetto di ambigui entusiasmi negli anni Venti e Trenta, le "Tempeste" appaiono oggi la più agghiacciante testimonianza sulla Grande guerra e l'espressione già perfetta della sovrumana capacità di osservazione di Jünger e
della prosa fredda e cristallina che egli ha forgiato.


TRAMA (da amazon)

La minuziosa cronaca dell'esperienza di guerra di un soldato del Regio Esercito, che nel corso del primo conflitto mondiale riportò quotidianamente gli eventi ai quali assistette in prima persona. Documento di notevole intensità drammatica.







 


                     

TRAMA (da amazon)

La paura è un capolavoro assoluto. E’ una storia semplicissima e proprio per questo una devastante accusa contro la guerra. Un gruppo di soldati italiani provenienti da varie regioni è bloccato in una trincea sotto il tiro micidiale di un cecchino austriaco che impedisce loro di uscire allo scoperto. L’ufficiale, un uomo sensibile ai sentimenti e alle paure dei suoi soldati, deve però mandarne fuori uno alla volta per raggiungere un posto di vedetta sguarnito. Vediamo così sfilare e morire uno ad uno i suoi uomini. Ognuno di loro racconta in dialetto il proprio terrore. Nel Rifugio la storia di un disertore e della sua fucilazione viene raccontata da un ufficiale che casualmente viene ospitato e rifocillato dai genitori del soldato fucilato. La retata è invece una divertente parodia delle agiografie belliche. Un soldato racconta in romanesco (tutti i fanti dei racconti di de Roberto parlano in dialetto, dando realismo e vivacità alle vicende raccontate) di come, caduto nelle mani del nemico, riuscì a sua volta a catturare un intero plotone austriaco inventando decine di manicaretti che avrebbero costituito, secondo lui, il “rancio” delle truppe italiane. Gli austriaci, increduli all’inizio, si fanno via via sedurre dal racconto straordinario dell’italiano, fino a decidere di disertare e di seguirlo. Nell’Ultimo voto il capitano Tancredi ha per missione di informare una bella contessa del decesso del suo eroico marito. Dopo solo poche settimane apprenderà con amarezza del matrimonio tra la vedova allegra e un imboscato. Questo racconto ben rappresenta la contraddizione, evidenziata da De Roberto, tra etica del sacrificio e opportunismo.

lunedì 23 maggio 2016

I fiori rubati: la seconda indagine del commissario Livia

Buon inizio di settimana, cari lettori: oggi con questo post voglio segnalarvi l'ultima opera di Silvestra Sorbero, scrittice e blogger (https://sorberasilvestra.wordpress.com/) che ho avuto il piacere di conoscere dopo la pubblicazione del mio primo ebook e di apprezzare per la sua grande gentilezza e disponibilità nel pubblicizzare le mie opere. Ecco tutte le informazioni sul suo nuovo romanzo:


Titolo: I fiori rubati: la seconda indagine del commissario Livia
Autore: Silvestra Sorbera
Genere: Romanzo giallo
Casa editrice: LazyBook

Trama: Due bambine scomparse, una strana signora che ama le margherite e il passato che torna dolorosamente nella vita del commissario Livia. Il lettore, seguendo la protagonista alle prese con il rapimento di due bambine di otto anni, entrerà nella sua vita, nella sua famiglia e scoprirà quanto curiosamente, a volte, gli eventi si intreccino.

«Dall’altro capo del telefono risposero e Livia riconobbe la voce di Lorenzo, calma come sempre. Avvertì un tremolio allo stomaco, ma si impose di rispondere. Doveva farlo, doveva dimenticare tutto il suo passato, tutto il suo dolore e parlare con l’uomo che al momento odiava di più al mondo. Lo strano caso della vita: l’ultima volta che avevano parlato, l’argomento era un bambino, il loro bambino e, a distanza di anni, la conversazione che stavano per intraprendere verteva sullo stesso argomento. A Livia sembrava quasi che il destino avesse tirato le fila di una conversazione mai chiusa, che era necessario in qualche modo riprendere o forse voleva solo metterla alla prova, ma in fin dei conti Livia e Lorenzo al destino non ci avevano mai creduto.» 

venerdì 20 maggio 2016

Una cortigiana intellettuale: Veronica Franco

Cari lettori, come accennato la settimana scorsa, oggi, per la rubrica culturale del mio blog, vi parlerò di una donna intellettuale del Cinquecento: la veneziana Veronica Franco (1546-1591).

Fin da giovane fu avviata alla professione della madre, che faceva la cortigiana. All'epoca Venezia era una delle mete del turismo sessuale e le cortigiane erano divise in due gruppi: quelle "oneste" (termine usato con il significato di "dignitosa") che comprendeva coloro che godevano di un certo successo e attiravano gli uomini più facoltosi, e quelle "da lume", ovvero coloro che erano povere, poco conosciute, e applicavano basse tariffe. La Franco apparteneva al primo gruppo, e venne addirittura citata nel "Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia", una sorta di guida nelle quali venivano illustrate le diverse cortigiane, redatta nel 1565. Nel 1574 fu addirittura l'amante del re Enrico III. Grazie a questa attività Veronica Franco riuscì a mantenersi anche quando, a 18 anni, si separò dal marito che le era stato imposto di sposare.

Fin da giovane fu una donna molto interessata alla cultura, nonostante all'epoca l'istruzione femminile fosse pressocchè nulla. Unica figlia femmina, studiò privatamente assieme ai suoi fratelli e si pensa che in seguito continuò gli studi da autodidatta. Fu poetessa (di stampo petrarchista) saggista, musicista e curatrice di opere. Il critico Benedetto Croce apprezzò il suo talento, tanto da curare un'a nuova edizione delle sue "Lettere", nelle quali traspare una sorta di rancore verso la madre, rea di averle imposto il suo essere cortigiana. L'intellettuale veneziano Domeico Venier la introdusse inoltre nel suo cenacolo letterario, colpito dalla sua cultura.

Nonostante il suo successo, la donna venne anche osteggiata: per esempio, un esponente importante della Venezia dell'epoca, Maffio Venier, le scrisse versi ingiuriosi, ma quando lei gli propose sia un duello sia una gara di versi, l'uomo rifiutò. Poi, venne anche accusata di stregoneria per aver mangiato carne nei giorni di magro, ma alla fine riuscì a essere assolta, forse grazie anche ai suoi legami con l'aristocrazia veneziana, oltre che per la sua abilità dialettica nel difendersi da sola.

Gli ultimi anni della sua vita furono difficoltosi, non solo a causa dell'età avanzata che le faceva perdere progressivamente i suoi clienti, ma anche per la morte di tre dei suoi figli e la perdita dei suoi beni, che aveva abbandonato dopo essersi temporaneamente allontana da Venezia a causa della peste. Nonostante i suoi problemi personali, però, la Franco proprio in questi anni portò avanti il progetto di realizzazione di un ospizio per ex prostitute, utilizzando i beni delle cortigiane morte di peste che non avevano fatto testamento. Ma il suo progetto non trovò realizzazione pratica. Morì di malattia, probabilmente a causa di una febbre, nel 1591.

Nel 1998 è stato realizzato un film che si rifà alla sua vita, magari qualcuno di voi l'ha visto: come lo avete trovato? Il quadro invece che la rappresenta e che ho inserito in questo post è stato realizzato da Tintoretto. 

Se volete avere maggiori informazioni, vi consiglio di consultare la bibliografia dell'Enciclopedia delle donne, presente on line, la cui presentazione mi è in buona parte servita per scrivere questo post. Vi lascio ora con uno dei suoi sonetti, dedicato proprio al suo amante Enrico III:
 Come talor dal ciel sotto umil tetto
Giove tra noi qua giú benigno scende,
e perché occhio terren dall' alt' oggetto
non resti vinto, umana forma prende;

cosí venne al mio povero ricetto,
senza pompa real ch' abbaglia e splende,
dal fato Enrico a tal dominio eletto,
ch' un sol mondo nol cape e nol comprende.

Benché si sconosciuto, anc' al mio core
tal raggio impresse del divin suo merto,
che ' n me s' estinse il natural vigore.

Di ch' ei di tant' affetto non incerto,
l' imagin mia di smalto e di colore
prese al partir con grato animo aperto.

giovedì 19 maggio 2016

Grazie per il ballo

E come promesso, ecco un altro romanzo di Jane Heller che vi consiglio per la sua originalità, ironia e freschezza: adatto per trascorrere un pomeriggio di completo relax!


TRAMA (da amazon)

Non conta chi sei, conta ciò che hai. Questa è sempre stata la filosofia di mia madre e, a dire il vero, anche la mia. Almeno finché la borsa non è crollata, finché non abbiamo perso tutto, finché mio marito non mi ha lasciata per tornare dalla sua ex moglie e finché non mi sono ritrovata sola e disperata con una montagna di debiti. È a questo punto che ho dovuto modificare un po' la mia visione del mondo. Dopo aver sperato invano che un danaroso cavaliere venisse a salvarmi, mi sono trovata un lavoro, ma non c'è stato giorno in cui non abbia pensato che la vita mi stesse facendo scontare con gli interessi i miei anni di lusso e indolenza. Poi sono successi due fatti imprevisti..

mercoledì 18 maggio 2016

I love shopping a Las Vegas

Buon pomeriggio, oggi eccomi qua a recensire l'ultimo romanzo di Sophie Kinsella, "I love shopping a Las Vegas" edito da Mondadori. 

Chi mi conosce (anche se solo virtualmente) sa che adoro la Kinsella e i suoi romanzi, ma vi devo confessare che l'ultimo della serie "I love shopping" mi aveva un po' deluso. Non è stato invece così per questo romanzo, che ho trovato bellissimo, entuasiasmante, accattivante e con quel pizzico di mistero che non guasta mai. Tant'è che ora, assieme al primo e al terzo libro della serie, si contende il titolo del "mio preferito".

La storia prende inizio riallacciandosi agli eventi dell'epilogo dell'altro romanzo: il lettore ritrova infatti Becky impegnata nella ricerca di suo padre, misteriosamente scomparso nei dintorni di Las Vegas. Il motivo della sua fuga è sconosciuto, ma si sa che c'entra qualcosa con dei suoi vecchi amici di gioventù con i quali, in passato, aveva compiuto un viaggio americano on the road. 

Assieme al marito Luke, la figlioletta Minnie, la mamma e la vicina di casa di quest'ultima, la nostra protagonista deciderà di affittare un camper per ripercorrere la strada percorsa dal padre, cercando nello stesso tempo di mettersi in contatto con quegli amici, che forse potrebbero sapere qualcosa su di lui.

Inoltre, anche la storica amica Suze si unirà a lei, dato che il marito Tarkie è scappato assieme al padre di Becky, inseguito a sua volta da Bryce, un nuovo amico che tanto amico forse non è, dato che il suo scopo pare essere solo quello di spillargli denaro. Peccato che Suze non sembra minimamente disposta a riallacciare i rapporti con Becky (che si erano guastati nel precedente romanzo) e sembra che la ragazza voglia rimpiazzarla proprio con la sua più acerrima nemica, Alicia, alias la "Stronza dalle gambe lunghe", coinvolta anche lei nel'avventura.

Più avanti si aggiungeranno anche Elinor, la suocera che vorrebbe riallacciare i rapporti con il figlio Luke, e Danny, l'estroso stilista amico di Becky con la sua assistente.

La compagnia, nonostante pasticci, tensioni e peripezie cercherà in tutti i modi di risalire alle tracce dei fuggiaschi e, una volta scoperto la vera natura del mistero, capirà che, se vorranno aiutare il padre di Becky nella sua missione, dovrà unire le forze, perchè sarà solo con il contributo di ognuno si potrà arrivare a raggiungere l'obiettivo prefissato. 

Come già anticipatovi ho adorato questo romanzo, tanto da averlo letto quasi tutto d'un fiato. Lo stile della Kinsella è quanto di più divertente conosca, ma il bello del romanzo è anche tutta la serie di temi che vengono affrontati, come la forza dell'amicizia, degli affetti familiari, la solidarietà, l'amore e la varietà dei sentimenti umani. Non è ironia fine a se stessa, ma lascia dei messaggi profondi e non frivoli.

E poi, a differenza del solito, in questo romanzo Becky è così sconvolta (sia per la presunta fine della sua amicizia con Suze sia per la scomparsa del padre) da non avere più voglia di fare shopping!!! Riuscirà a "guarire" e a tornare a essere la spendacciona di sempre?  E ce la farà a capire come mai tutte le figlie dei vecchi amici di suo padre si chiamano Rebecca? Perchè sì, nel romanzo è presente anche una buona dose di mistero, e proprio per questo, se avete letto i precedenti libri della serie, vi consiglio di prendere in mano anche questo, non solo per passare delle ore liete, ma anche per ritrovare la stessa verve, originalità ed entusiasmo dei primi volumi della serie!

P.s. Mi piacerebbe lanciare un sondaggio nel blog per chidervi quale libro di questa serie avete preferito, appena riesco a capire come si fa lo pubblico ;-)

martedì 17 maggio 2016

Scherzi del destino

Cari lettori, oggi vi voglio consigliare il primo romanzo che ho letto di una delle mie autrici preferite: Jane Heller. Non è una scrittrice molto conosciuta, ma mi piace tantissimo, soprattutto perchè nelle sue storie è solita intrecciare i due generi narrativi che più preferisco: il rosa ironico e il giallo. Questo, per me, è uno dei suoi romanzi più riusciti (giovedì ve ne presenterò un altro che mi è piaciuto particolarmente): la trama non sembra originalissima ma vi posso assicurare che se lo leggerete vi accorgerete che non è una storia dove il lettore può immaginare a colpo sicuro come andrà a finire. Provare per credere! 


TRAMA (da amazon)

Faccio la maestra in una scuola materna di New York, vivo in un minuscolo bilocale, amo definirmi una "brunetta con la testa sulle spalle" e nessun uomo mi ha mai supplicata, se si esclude il barbone piazzato lungo il tragitto fra l'asilo e il mio medico. Fino a poco tempo fa la cosa più eccitante nella mia vita era restarmene a casa il sabato sera in compagnia di un buon libro, quindi immaginatevi il mio sconcerto quando nella posta ho incominciato a trovare inviti per ricevimenti alle Nazioni Unite e prime cinematografiche. La mia già vacillante autostima ha ricevuto un colpo ferale di fronte alla scoperta che la vera destinataria era una mia omonima appena trasferitasi nel mio palazzo: una bionda mozzafiato, corteggiatissima e amica di divi e politici. Mai l'erba della vicina mi era sembrata più verde! Così, quando una bella voce maschile ha chiamato per chiedere un appuntamento al buio alla mia coinquilina, in un momento di follia ho accettato al posto suo. Be', recitare la parte di Cenerentola per una sera mi ha catapultato in una straordinaria vicenda che mi ha stravolto la vita, i sensi e il cuore, ma mi ha anche fatto capire che bisogna accettare se stessi, perché ciascuno di noi è unico e irripetibile.

P.s. Ho aggiornato il mio post sul "Liebster Award 2016": se avete voglia di darci un'occhiata questo è il link: http://langolodiariel.blogspot.it/2016/05/liebster-award-2016.html

lunedì 16 maggio 2016

Speciale "Salone del libro di Torino 2016"

Buon inizio di settimana, cari lettori: oggi scriverò un post dedicato alla mia visita al Salone del libro di Torino che, se non mi sbaglio, dovrebbe concludersi al termine di questa giornata.

Sono riuscita a visitarlo sabato, con due mie amiche: abitando vicino a Milano non ho avuto problemi con i collegamenti, dalla Stazione Centrale partono infatti molti treni che collegano il capoluogo lombardo con Torino e, grazie all'alta velocità (e ai biglietti molto più economici rispetto a qualche anno fa) il viaggio è stato molto breve (al ritorno ci abbiamo addirittura impiegato una sola ora). Poi, qualche fermata di metro, e si è subito in zona Lingotto.

Grazie all'acquisto dei biglietti on line siamo riuscite a evitare la fila: rispetto all'anno scorso ho notato un notevole incremento dei controlli antiterrorismo che, se da una parte mi hanno rassicurata, dall'altro non ho potuto fare a meno di pensare a come sia brutto sentirsi insicure in posti dove le persone vanno per svagarsi, divertirsi e passare delle ore piacevoli.

Poi, una volta entrate, abbiamo esplorato i vari stand: se da una parte ho apprezzato visitare quelli delle maggiori case editrici come Mondandori, Feltrinelli, Newton Compton, Sellerio, Neri Pozza... dall'altro mi ha interessato anche curiosare tra quelli degli editori minori, poco conosciuti e per questo non molto reperibili in altre occasioni. La grandezza del Salone inoltre fa sì che i generi dei libri presentati siano sterminati: infatti non si trovano solo romanzi, ma anche saggi di ogni argomento possibile e immaginabile, fumetti, graphic novel, testi universitari (che ricordi, alla vista degli stand Il Mulino, Carocci e Interlinea!), ma anche manuali e accessori legati al mondo della lettura (in particolare ho un debole per lo stand delle edizioni Del Baldo). Insomma, un vero paradiso per gli appassionati di libri! Molto ben organizzata anche la sezione dedicata ai romanzi per ragazzi e assai scenografico il simbolo dell'infinito realizzato con i libri :-)

In più, sono state molte le iniziative organizzate, come le conferenze e i momenti di firma copie con gli scrittori. Tra l'altro, a proposito di  autori, nello stand della Newton Compton, ho intravisto alcune scrittrici di romanzi rosa "assediate" dalle fans, come Lucrezia Scali, Valeria Luzi, Lidia Ottelli e Daniela Volontè. Una delle mie due amiche, finalmente, è riuscita a farsi autografare la sua copia di "Gomorra" da parte di Roberto Saviano. Riuscire a entrare in sala per assistere alla sua conferenza è stato impossibile (e, sinceramente, in questo caso avrei preferito una maggior organizzazione da parte degli addetti: non è stato piacevole stare in piedi ammassati per tanto tempo senza sapere se la conferenza era iniziata o meno e se erano rimasti ancora dei posti liberi in sala), però alla fine abbiamo scoperto per caso (grazie a un solo schermo che riportava la notizia) che lo scrittore sarebbe poi passato in Mondadori, e così la mia amica ha potuto aspettarlo lì.

Per il pranzo i punti di ristoro sono numerosi: noi ci siamo accontentate di un buon panino, però, come l'anno scorso, abbiamo notato la carenza di posti a sedere, ed è un peccato che in eventi come questi le persone siano state costrette a mangiare in terra. Passino i tavolini, dei quali si può fare anche a meno, però qualche sedia in più non avrebbe guastato. Memore dell'esperienza dell'anno passato abbiamo deciso di mangiare a mezzogiorno e mezzo invece che all'una, così abbiamo aspettato veramente poco, per poi rituffarci tra gli stand non ancora visitati.

Insomma, anche quest'anno la visita si è rivelata ancora una volta un'esperienza molto positiva e sono rimasta assai soddisfatta! Se anche voi avete avuto il piacere di andarci e volete raccontarmi le vostre impressioni, fatelo pure nei commenti, li leggerò con molto interesse :-)

P.s. L'unica delusione è stata quella di non essere riuscite a incrociare Alberto Angela!

P.p.s. Ho fatto alcune foto, ma ho deciso di non pubblicarle perchè in tutte, data la grande affluenza di persone, compaiono visi di sconosciuti visitatori e non mi sembra carino farli inconsapevolmente finire nel mio blog. Così ho preso un'immagine dall'esterno tratta da Wikipedia che si riferisce all'edizione di qualche anno fa.

venerdì 13 maggio 2016

Donne scrittrici: la poetessa Sulpicia

Ciao a tutti, per il consueto post settimanale della mia rubrica "Letteratura & Cultura" oggi vi parlerò dell'unica poetessa conosciuta della letteratura latina: Sulpicia.


Visse al tempo dell'imperatore Augusto e suo zio era Messalla Corvinio, un intellettuale che aveva (come Mecenate) fondato un circolo culturale, al quale appartenevano alcuni poeti molto famosi, come Ovidio e Tibullo.

Di origine aristocratica, Sulpicia scrisse poesie d'amore, che però furono inserite nei manoscritti che recevano le opere di Tibullo, facendole passare quindi per dei testi scritti da questo poeta.  Questo errore favorì la trasmissione delle sue poesie fino ai posteri e ci permettono di avere una testimonianza di liriche d'amore al femminile.

Di lei possediamo sei testi, che raccontano l'amore della poetessa per Cerinto, un ragazzo probabilmente di ceto sociale inferiore, e forse anche sposato, la cui relazione fu ostacolata dallo zio Messalla. In uno dei suoi testi, infatti, Sulpicia si lamenta perchè lo zio le ha imposto di festeggiare il suo compleanno in campagna, lontano dall'amato:

                                                                    Un compleanno odioso s’avvicina,
      che triste, senza il mio Cerinto,
      dovrò trascorrere nel fastidio della campagna.
      Cos’è piú dolce di questa città?
      O forse piú s’adattano a una giovane
      la villa e il fiume gelido nella terra d’Arezzo?
      Datti pace, Messalla: per me ti preoccupi troppo:
      i viaggi sono spesso inopportuni, parente mio.
      È qui che lascio, se via mi conducete,
      l’anima mia e i suoi affetti,
      visto che tu non mi consenti di scegliere come vorrei.


Per fortuna che poi, nel testo seguente, la poetessa annuncia l'annullamento del viaggio! 

                                                                  Sai che l’incubo del viaggio s’è allontanato
      dal cuore della tua fanciulla?
      E che per il tuo compleanno
      ora potrà essere a Roma?
      Festeggiamolo tutti questo giorno,
      che forse ora ti raggiunge
      senza che tu l’attenda.


Ma l'amore è fatto anche di dolore, e Sulpicia si trova a dover subire  un presunto tradimento, oltre che un'ostentata indifferenza di fronte a una sua malattia. 

Nonostante questo, però, l'animo della poetessa è ancora innamorato e, in un altro componimento, dichiara che l'errore più grosso che abbia mai fatto sia stato quello di aver lasciato solo il suo amante una notte. La donna non teme gli ostacoli di coloro che non approvano la loro relazione, tanto che dichiara che sarebbe più vergognoso tenere celato il suo amore piuttosto che manifestarlo pubblicamente.

Insomma, nonostante i secoli che ci separano da lei, la sua storia d'amore non sembra così diversa da quelle descritte nei romanzi di oggi, non trovate?

Colgo l'occasione per citare e ringraziare il sito https://nonsolosaffo.wordpress.com/una-poetessa-latina/ per aver messo a disposizione le traduzioni in italiano delle poesie di Sulpicia, dalle quali ho attinto per il mio post.

P.s. Questo è il primo articolo di una serie dedicata alle donne scrittrici: la prossima settimana vi parlerò di una letterata rinascimentale, non perdetevelo!

Buon finesettimana! :-)

giovedì 12 maggio 2016

Storia (parecchio alternativa) della letteratura italiana

Cari lettori, oggi vi consiglio non un romanzo, ma un saggio molto ironico e divertente, che unisce l'utile al dilettevole, ovvero una storia della nostra letteratura scritta in chiave umoristica, che ha lo scopo di far sembrare più "umani" i nostri grandi scrittori. Anche il sottotitolo è tutto un programma: "dalle sbornie di Dante alle amanti di Foscolo, dalla sorella di Pascoli alla costola di D'Annunzio"; l'autrice è Antonella Landi.


TRAMA (da amazon)

A dispetto di quanto ci raccontano le antologie scolastiche, Dante rideva eccome. E bisbocciava mezzo ubriaco in osteria sfidando gli amici con rime poco ortodosse ispirate alle loro mogli. Petrarca, saputello e sempre roso dall'invidia, era amico di quel simpatico sporcaccione di Boccaccio, che amava le donne carnose e carnali e a loro dedicava le sue novelle. Amava le donne, soprattutto se sposate, anche Foscolo, che con quella sua aria imbronciata e irrisolta le conquistava una dopo l'altra. E se in molti sogghignano anche solo a sentir parlare del rapporto fra Pascoli e la sorella, forse pochi sanno che il "fanciullino" Giovanni si trasformò in un detective da fiction televisiva per risolvere il giallo della cavallina storna. E, infine, il dubbio che ha tormentato generazioni di studenti: d'Annunzio, poi, quella costola se la tolse davvero? In queste pagine ci sono tutti i big della storia della letteratura italiana, più qualche gruppo nelle Nuove proposte, come i Comico-realisti, i Futuristi, gli Scapigliati. Uno dopo l'altro, i grandi autori studiati a scuola vengono raccontati nei loro aspetti più insoliti e quotidiani, tirati giù per la giacchetta dal piedistallo e messi in mutande, fino a farli sembrare magnificamente simili a noi. E fra un aneddoto e una battuta, la passione per la letteratura finisce per travolgere il lettore proprio nel bel mezzo di una risata.

mercoledì 11 maggio 2016

Avevano spento anche la luna

Un saluto a tutti, oggi vi voglio parlare del romanzo "Avevano spento anche la luna", scritto da Ruta Sepetys ed edito da Garzanti. 

Ho conosciuto questo romanzo grazie a Jasmine del blog "Stoffe d'inchiostro", che colgo l'occasione di ringraziare per avermi fatto scoprire un libro così ben scritto ed emozionante, il quale fa luce su un aspetto tragico della storia del novecento, un evento sul quale ancora oggi aleggiano delle ombre.

Infatti questo romanzo è incentrato sulle persecuzioni perpetuate da Stalin ai danni delle popolazioni delle repubbliche baltiche, che durante la seconda guerra mondiale vennero deportate in Russia per lavorare come schiavi, in condizioni disumane e con un clima sfavorevole.

La protagonista della storia è Lina, una ragazza quindicenne di origine lituana che viene deportata in Russia assieme alla madre e al fratellino Jonas dagli agenti dell'NKVD, la polizia sovietica. Il padre invece, rettore dell'università, verrà imprigionato, con l'accusa di aver favorito la fuga di alcuni lituani, tra i quali la famiglia della cugina di Lina.

Per Lina, che fino a quel momento aveva condotto una vita agiata con un futuro da artista già definito attraverso l'ammissione a una prestigiosa scuola d'arte, è l'inizio di un incubo, che non solo coinvolgerà anche la sua famiglia, ma pure anche tanti altri lituani, macchiati di un'unica colpa: essere degli intellettuali in un regime al quale le persone di cultura danno fastidio. E così, tra i suoi compagni di sventura, Lina riconoscerà la maestra e la bibliotecaria, ma farà anche la conoscenza di Ona e della sua sfortunata figlia, di Janina, del cinico "calvo", ma anche di Andrius, un ragazzo di pochi anni più grande di lei con il quale entrerà in particolare sintonia. La ragazza, inoltre, non smetterà mai di disegnare, anche se di nascosto, convinta che le sue opere potranno arrivare fino al padre.

All'inizio il gruppo verrà condotto in un kolkhoz, una particolare forma di conduzione agricola comunista, poi alcuni di essi (tra cui Lina, il fratello e la madre, ma non Andrius) verranno portati fino in Siberia, in una terra ancora più fredda e inospitale, che metterà alla prova la salute e la resistenza di tutte quelle persone, sempre più stremate dalla fame e dal freddo.

Penso che la lettura di questo romanzo sia molto importante e interessante, non solo per saperne di più su un argomento troppo spesso ignorato e trascurato dai libri di storia, ma anche perchè penso che, di fronte a eventi così tragici e brutali, mantenere vivo il ricordo di quelle vittime sia l'unico modo per non lasciarle cadere nell'oblio e per scongiurare la ripetizione di un evento simile. 

E' un romanzo crudo, che non enfatizza il dolore ma che, nello stesso tempo, tratteggia con estremo realismo le condizioni di vita di quelle persone, come la difficoltà di procurarsi il cibo e la legna; la cattiveria e lo scherno degli agenti dell'NKVD (tra i quali figura Kretzskij, un agente dalla complessa psicologia); la diffusione delle malattie, che sono sempre pronte a colpire i loro corpi stremati; ma anche la voglia di reagire, di combattere e di salvaguardare la loro umanità in un contesto nel quale è molto difficile rendersi conto di essere ancora delle persone con una propria dignità.

Mi sento perciò di consigliare questo romanzo non solo agli appassionati di lettura, ma anche a quelli di storia, perchè nonostante i personaggi siano di fantasia gli eventi sono descritti nel modo più realistico possibile, grazie soprattutto al lungo lavoro di ricerca e interviste svolto dall'autrice, che ha voluto in questo modo ricostruire le vicende subite dai suoi avi.
Unica piccola pecca, a mio parere, è stato il finale un po' troppo frettoloso.