Cari lettori, la recensione di oggi è dedicata al romanzo di Jane Austen "L'abbazia di Northanger", che ho letto nell'edizione edita da Giunti.
Nonostante i primi giorni non si rivelino all'altezza delle sue aspettative, in seguito la giovane entrerà in contatto con i Thorpe, dei quali diventerà amica di Isabella. A un ballo, invece, rimarrà affascinata da un giovane, Mr. Tinley.
Con il trascorrere del soggiorno a Bath, Catherine cercherà in tutti i modi di avvicinarsi a Mr. Tinley e di approfondire la conoscenza della sorella di lui, non senza qualche imprevisto dovuto all'ambiguo atteggiamento dei Thorpe, dei quali la nostra protagonista sembrerà ignorare la loro vera natura...
Nella seconda parte del romanzo, dopo che i rapporti con i Tinley saranno divenuti più confidenziali, con grande gioia, Catherine verrà invitata a passare qualche giorno nella residenza della famiglia di Mr. Tinley. La giovane, però, che da grande appassionata dei romanzi gotici tende a considerare ogni cosa come il riflesso di un mondo cupo e misterioso, si convincerà che tra le mura di quella grande casa si sia consumato un delitto... sarà vero o il tutto può essere ricondotto alla semplice suggestione di una mente troppo fantasiosa e avvezza a delle letture che non aiutano a distinguere la realtà dalla semplice illusione?
Dopo aver letto i romanzi più celebri di quest'autrice, ero molto curiosa di cimentarmi anche con questa lettura, che ho trovato molto differente rispetto alla produzione letteraria della Austen. Innanzitutto, il personaggio di Catherine è molto diverso dalle classice eroine austeniane: è anonima, quasi scialba, e non possiede alcuna forma di acume e brillantezza caratteriale. Per questo mi è rimasta alquanto indifferente e, pur non suscitandomi antipatia, non ho nemmeno empatizzato per lei. Anche le vicende narrate non hanno alcunchè di avventuroso, anzi, di fatto gli eventi narrati sono davvero esigui.
Ciò che invece mi ha permesso di cogliere la particolarità di questa breve storia, facendomi nello stesso tempo comprendere la ragione che sta alla base di queste inusuali scelte narrative, è stata la sottile e non tanto velata ironia che pervade l'intera narrazione, la quale risulta per questo una sorta di parodia non solo dei romanzi ambientati durante il periodo della Reggenza, ma anche di quelli gotici, dai quali la stessa Catherine non si separa mai e che, come già accennato, influenzeranno la sua visione della realtà.
Questa scelta stilistica mi è piaciuta moltissimo e mi ha permesso di completare la lettura di questa storia in modo agevole, nonostante la trama e la protagonista non siano proprio particolamente brillanti.
Nel complesso, quindi, consiglio la lettura di questo romanzo a chi, come me, abbia già letto la produzione più celebre di Jane Austen e abbia voglia di completare la lettura dei suoi romanzi con un libro capace di mostrare una Austen da una prospettiva diversa rispetto alla quale si è già abituati.
Al contrario, se conoscete il nome di questa autrice solo per fama e avete voglia di iniziare a conoscerla anche attraverso le sue storie, vi consiglio di iniziare con altri titoli, come "Orgoglio e pregiudizio", "Ragione e sentimento" o "Persuasione".
DELLA STESSA AUTRICE: