Cari lettori, il post di oggi è dedicato alla recensione de "L'ultimo caffè della sera" di Diego Galdino, edito da Sperling & Kupfer. Trattasi del seguito del primo romanzo dell'autore, "Il primo caffè del mattino", che avevo avuto modo di leggere e apprezzare qualche anno fa.
La storia prende avvio qualche tempo dopo gli eventi del libro precedente, e per questo sarà inevitabile fare qualche spoiler: per chi volesse leggere il primo libro senza guastarsi la sorpresa, consiglio di non proseguire con la lettura di questa recensione.
Tornando al romanzo, i primi elementi che colpiscono il lettore all'inizio della storia, sono i numerosi cambiamenti avvenuti intorno al nostro barista: molte persone fondamentali della sua vita non ci sono più, o perchè hanno cambiato città o perchè sono andati incontro alla morte, come nel caso del suo caro amico Dario, una sorta di figura paterna per il nostro protagonista; ma ce ne sono altre che o sono ritornate (come nel caso della sorella, ora cassiera del bar) o sono giunte a Roma, diventando subito clienti abituali del bar Tiberi.
Anche Genevieve, la ragazza che aveva rubato il cuore di Massimo, non c'è più, e per il nostro protagonista è dura superare la sua perdita, tanto che si trova a vivere un periodo davvero difficile. Ma si sa, il destino è sempre inaspettato, e un giorno giunge nel bar una giovane ragazza curiosa di assaggiare, assieme a una sua amica, il suo delizioso caffè alla nutella. Una ragazza molto allegra, solare, espansiva, assai diversa dalla misteriosa e timida Genevieve; una ragazza che, forse, potrebbe rappresentare per Massimo (inguaribile romantico) la sua nuova chiave d'accesso alla felicità...
Ma non è finita qui, perchè quando tutto sembrerà perfetto, ecco ricomparire Genevieve, e sarà proprio in quel momento che Massimo dovrà una volta per tutte fare chiarezza nel suo cuore...
La storia è narrata con uno stile semplice, scorrevole, ma dal lessico studiato, ricco di frasi molto dolci e romantiche, in perfetto stile aforistico. Il personaggio di Massimo è molto diverso dai classici "bad boys" molto in voga nei romanzi, e questo per me è un valore aggiunto al libro che, seppur appartenente a un genere "commerciale", mostra lo stesso degli spunti di originalità.
Come nel precedente romanzo, la città di Roma, dove si svolgono le vicende, assume nella storia un ruolo di primo piano, come se fosse un vero e proprio personaggio e, a tal proposito, vorrei segnalare la bellezza della copertina, la cui quarta rappresenta uno squarcio molto bello della nostra capitale.
Una storia in cui i sentimenti sono i veri protagonisti della storia, un romanzo che consiglio alle anime più romantiche.
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