Cari lettori, con il post di oggi ho deciso di segnalarvi qualche lettura horror/dark, in tema con il periodo di Halloween. Ammetto di non essere appassionata del genere, ma le proposte che ho scelto di mostrarvi hanno una trama davvero interessante, non trovate?
TRAMA (da amazon)
All’inizio dell’Ottocento, Mary Yellan, giovane orfana di belle speranze
e di avvenente aspetto, giunge al Jamaica Inn, una locanda tra i picchi
e le scogliere della Cornovaglia, terra, all’alba del nuovo secolo, di
pietre e ginestre rachitiche, di pirati e predoni.
Dopo la morte della madre, l’unica parente rimasta alla ragazza è la zia Patience, proprietaria della locanda insieme col marito Joss Merlyn. Nel viaggio attraverso la brughiera selvaggia della Cornovaglia, Mary ha immaginato il Jamaica Inn come un accogliente rifugio, una dimora degna di quella zia che, da bambina, le appariva leggiadra come una fata con le sue cuffie ornate di nastri e le sue gonne di seta.
Il suo sgomento è grande, dunque, quando scopre che la taverna è un covo di vagabondi, bracconieri, furfanti e ladri della peggior specie, e che della zia Patience, giovane donna vanitosa e piena di vita, non è rimasto nulla. Al suo posto c’è una povera creatura sfiorita, terrorizzata da un uomo gigantesco e brutale: suo marito, Joss Merlyn.
Mary Yellan scapperebbe subito da quell’edificio buio e malmesso, dove nessun avventore oserebbe mai mettere piede, se non fosse per lei un punto d’onore difendere la zia dalle angherie di Joss, e se la sfida con quell’uomo violento, sorta forse dalla segreta, inconfessabile affinità sempre esistente tra caratteri forti, non la solleticasse.
Quella taverna, dove si danno appuntamento i peggiori sgherri della Cornovaglia, è soltanto il porto di traffici illegali tra la costa e il Devon o è qualcosa di peggio, qualcosa che oltrepassa la stessa enigmatica figura di Joss? E che cosa ha a che fare la stanza chiusa in fondo al corridoio con i carri che si fermano ogni notte nel cortile della locanda?
Romanzo in cui personaggi violenti e, insieme, fragili si muovono sullo sfondo di un paesaggio selvaggio, Jamaica Inn è un vero thriller di alta scuola, pieno di suspense e di inaspettati colpi di scena, una delle opere più riuscite dell’autrice di Rebecca, la prima moglie.
Dopo la morte della madre, l’unica parente rimasta alla ragazza è la zia Patience, proprietaria della locanda insieme col marito Joss Merlyn. Nel viaggio attraverso la brughiera selvaggia della Cornovaglia, Mary ha immaginato il Jamaica Inn come un accogliente rifugio, una dimora degna di quella zia che, da bambina, le appariva leggiadra come una fata con le sue cuffie ornate di nastri e le sue gonne di seta.
Il suo sgomento è grande, dunque, quando scopre che la taverna è un covo di vagabondi, bracconieri, furfanti e ladri della peggior specie, e che della zia Patience, giovane donna vanitosa e piena di vita, non è rimasto nulla. Al suo posto c’è una povera creatura sfiorita, terrorizzata da un uomo gigantesco e brutale: suo marito, Joss Merlyn.
Mary Yellan scapperebbe subito da quell’edificio buio e malmesso, dove nessun avventore oserebbe mai mettere piede, se non fosse per lei un punto d’onore difendere la zia dalle angherie di Joss, e se la sfida con quell’uomo violento, sorta forse dalla segreta, inconfessabile affinità sempre esistente tra caratteri forti, non la solleticasse.
Quella taverna, dove si danno appuntamento i peggiori sgherri della Cornovaglia, è soltanto il porto di traffici illegali tra la costa e il Devon o è qualcosa di peggio, qualcosa che oltrepassa la stessa enigmatica figura di Joss? E che cosa ha a che fare la stanza chiusa in fondo al corridoio con i carri che si fermano ogni notte nel cortile della locanda?
Romanzo in cui personaggi violenti e, insieme, fragili si muovono sullo sfondo di un paesaggio selvaggio, Jamaica Inn è un vero thriller di alta scuola, pieno di suspense e di inaspettati colpi di scena, una delle opere più riuscite dell’autrice di Rebecca, la prima moglie.
TRAMA (da amazon)
«A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce»: con
questa dedica si apre "L’incendiaria" di Stephen King. È infatti con
toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary
Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno
stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno
zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i
minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse
che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti
avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da
pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del
cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi
stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli
caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade
via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i «brividi silenziosi e
cumulativi» che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker
– abbiamo provato leggendo "La lotteria". Perché anche in queste pagine
Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male – un Male tanto più
allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla
vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.
TRAMA (da amazon)
I racconti qui presentati, "Tè verde", "Il giudice Harbottle" e
"Carmilla", appartengono alla raccolta "In a Glass Darkly". Composti in
momenti differenti e pubblicati su varie riviste e poi riuniti nel 1872,
i singoli racconti, benché diversissime siano le storie ivi riportate,
possono essere considerati parti di un’unica narrazione, fatta di oscure
risonanze e di sinistri riflessi. Elemento esterno unificante è la
figura-cornice del Dottor Hesselius, medico, psicologo, mistico e
metafisico tedesco, primo “detective dell’occulto” della letteratura
europea.
Con questi racconti, Le Fanu ci invita a guardare nello specchio del reale con la consapevolezza che quanto vedremo non sarà la verità, ma una sua ombra confusa, il riflesso baluginante di qualcosa che sfugge al controllo della ragione.
"Tè verde" (1869) è la storia del reverendo Jennings che, dopo la lettura di "certi volumi antichi, inconsueti, edizioni tedesche di testi in latino medievale", mentre torna a casa con l’omnibus, vede comparire una misteriosa scimmia, che da quel momento in poi, tra improvvise sparizioni e scoraggianti ricomparse, continuerà a seguirlo fissandolo con languore maligno. "Il giudice Harbottle" (1872) è il funesto racconto della nemesi piombata su Mr Harbottle, uomo malvagio e corrotto, culminante nell’onirica condanna a morte dello stesso da parte del giudice capo Twofold (letteralmente "Doppione"). "Carmilla", infine, il più famoso dei racconti di Le Fanu, narra le astuzie e i languori della vampira Carmilla.
Con questi racconti, Le Fanu ci invita a guardare nello specchio del reale con la consapevolezza che quanto vedremo non sarà la verità, ma una sua ombra confusa, il riflesso baluginante di qualcosa che sfugge al controllo della ragione.
"Tè verde" (1869) è la storia del reverendo Jennings che, dopo la lettura di "certi volumi antichi, inconsueti, edizioni tedesche di testi in latino medievale", mentre torna a casa con l’omnibus, vede comparire una misteriosa scimmia, che da quel momento in poi, tra improvvise sparizioni e scoraggianti ricomparse, continuerà a seguirlo fissandolo con languore maligno. "Il giudice Harbottle" (1872) è il funesto racconto della nemesi piombata su Mr Harbottle, uomo malvagio e corrotto, culminante nell’onirica condanna a morte dello stesso da parte del giudice capo Twofold (letteralmente "Doppione"). "Carmilla", infine, il più famoso dei racconti di Le Fanu, narra le astuzie e i languori della vampira Carmilla.
SVEGLIATI GENIO! Il genio è John Rothstein, scrittore osannato dalla
critica e amato dal pubblico - reso immortale dal suo personaggio
feticcio Jimmy Gold - che però non pubblica più da vent'anni. L'uomo che
lo apostrofa è Morris Bellamy, il suo fan più accanito, piombato a casa
sua nel cuore della notte, furibondo non solo perché Rothstein ha
smesso di scrivere, ma perché ha fatto finire malissimo il suo adorato
Jimmy. Bellamy è venuto a rapinarlo, ma soprattutto a vendicarsi. E
così, una volta estorta la combinazione della cassaforte al vecchio
autore, si libera di lui facendogli saltare l'illustre cervello. Non sa
ancora che oltre ai soldi (tantissimi soldi), John Rothstein nascondeva
un tesoro ben più prezioso: decine di taccuini con gli appunti per un
nuovo romanzo. E non sa che passeranno trent'anni prima che possa
recuperarli. A quel punto, però, dovrà fare i conti con Bill Hodges, il
detective in pensione eroe melanconico di Mr. Mercedes, e i suoi inseparabili aiutanti Holly Gibney e Jerome Robinson.
Come in Misery non deve morire, King mette in scena l'ossessione di un lettore per il suo scrittore, un'ossessione spinta fino al limite della follia e raccontata con ritmo serratissimo. Chi perde paga è un altro colpo da maestro di Stephen King, il secondo romanzo della trilogia iniziata con Mr. Mercedes (vincitore dell'Edgar Award per il miglior thriller), nel quale l'autore tocca un tema a lui caro, quello del potere della letteratura sulla vita di ogni giorno, nel bene e nel male.
È notizia recente che dai libri con il detective Hodges sarà tratta una serie televisiva prodotta dalla Sonar.
Come in Misery non deve morire, King mette in scena l'ossessione di un lettore per il suo scrittore, un'ossessione spinta fino al limite della follia e raccontata con ritmo serratissimo. Chi perde paga è un altro colpo da maestro di Stephen King, il secondo romanzo della trilogia iniziata con Mr. Mercedes (vincitore dell'Edgar Award per il miglior thriller), nel quale l'autore tocca un tema a lui caro, quello del potere della letteratura sulla vita di ogni giorno, nel bene e nel male.
È notizia recente che dai libri con il detective Hodges sarà tratta una serie televisiva prodotta dalla Sonar.
TRAMA (da amazon)
Nei suoi perfetti racconti Edgar Allan Poe ci ha rivelato il volto
oscuro della modernità. Come scrisse di lui H.P. Lovecraft, altro grande
maestro del terrore, Poe «ha visto con chiarezza che tutte le fasi
della vita e del pensiero sono materia altrettanto fertile per
l'artista, ma essendo un temperamento incline al macabro e al bizzarro,
ha deciso di farsi interprete di quei formidabili sentimenti». Poe ha
sentito che il motivo dominante del nostro tempo è l'angoscia, e di
questa consapevolezza ha fatto il cuore dei suoi racconti del terrore:
un dramma profondo che va oltre la pena della quotidianità, ma riguarda
gli strati più antichi dell'anima. Le visioni più agghiaccianti, gli
incubi più orrorifici si trasformano sotto la sua penna in un tripudio
di immagini, in una febbre creativa, in un arabesco linguistico
continuo. Un'opera, la sua, attraversata dal senso dello stupore e da
un'intelligenza logica e glaciale, da una lucidità paradossale
costantemente spinta all'estremo.
Conoscete qualche altro romanzo in tema con questo periodo? Se vi va, segnalatelo nei commenti, buona domenica a tutti!
Tutti molto in tema. Grazie Ariel e buona serata.
RispondiEliminasinforosa
Grazie a te, Sinforosa, spero di averti offerto qualche spunto di lettura per questo periodo :-)
EliminaAbbiamo aeree vissuto bel castello e Camilla attendono di essere letti da un sacco. In particolare quello della Jackson desidero leggerlo da un bel po ☺☺
RispondiEliminaIn effetti ha una trama interessante! Se lo leggerai sarò curiosa di conoscere il tuo parere ;-)
EliminaAbbiamo sempre vissuto nel castello è una lettura davvero bella, ma disturbante, ti rimane appiccicata addosso una sensazione di inquietudine anche a distanza di tempo. Il libro della Du Maurier invece devo leggerlo anche io, ne ho recuperati diversi dell'autrice, ma non ne ho ancora letto nessuno.
RispondiEliminaCiao Beth, tra le letture del post mi ispira davvero molto "Abbiamo sempre vissuto nel castello", anche se al momento ho altre letture in programma... la De Maurier la conosco solo per i film di Hitchcock...
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