Cari lettori, oggi vi parlerò del romanzo "Finchè non aprirai quel libro", scritto da Michiko Aoyama ed edito da Garzanti.
Nel primo capitolo troviamo la giovane Tomoka che, tutta presa dal dimostrare a familiari e amici di condurre una vita professionale di successo nella grande Tokyo, finirà per trascurare sè stessa; Ryo è invece un trentacinquenne insoddisfatto del suo lavoro, in quanto non ha ancora abbandonato il sogno di aprire un negozio di antiquariato tutto suo; Natsumi, invece, dopo la gravidanza, fatica a conciliare la sua nuova vita di madre con le nuove mansioni che le sono state affidate dai suoi superiori, che non la soddisfano come quelle precedenti.
Nel quarto e quinto episodio, troviamo rispettivamente il trentenne Hiroya che, dopo un lungo periodo di disoccupazione, ha perso la fiducia in sè stesso e nei suoi obiettivi e il neo pensionato Masao il quale, dopo anni di lavoro, si sente ora privato del suo ruolo all'interno della società.
Come già anticipatovi, per una serie di motivi, ognuno di loro si troverà a varcare la soglia della biblioteca in cui lavora la signora Komachi, la quale indicherà a essi un libro che ha lo scopo di riportare nelle loro vite l'equilibrio perduto, oltre a uno speciale omaggio creato direttamente dalle sue stesse mani.
Ho trovato questa lettura davvero rilassante: ciò che più ho apprezzato è stato il messaggio che traspare in tutte e cinque le storie, ovvero l'importanza del potere terapeutico della lettura, grazie al quale i vari protagonisti si ritroveranno a riflettere sulle loro vite e a ritrovare così la serenità perduta. In questo contesto, la signora Komachi, una bibliotecaria molto particolare anche nell'aspetto fisico (viene infatti descritta come una donna molto robusta, dalla pelle chiarissima e con uno spillone a fiori tra i capelli, rappresenta l'intermediario perfetto) e conferisce alla narrazione pure un velo di realismo magico.
Purtroppo, però, ci sono due aspetti che non mi hanno soddisfatto pienamente, uno a livello di trama e uno stilistico. Dal punto di vista narrativo mi sarebbe piaciuto che i cinque protagonisti avessero presentato delle problematiche più varie e invece queste sono tutte incentrate sul tema del lavoro. Probabilmente ciò è dovuto alla diversità culturale ma, personalmente, se qualcuno di loro avesse presentato altre difficoltà (magari legate alla sfera dei sentimenti, come amore, amicizia, rapporti familiari...) il mio interesse sarebbe cresciuto maggiormente, ma comprendo comunque la differenza di mentalità.
Dal punto di vista stilistico, invece, ho notato una forte carenza di dialoghi, a scapito di ampie parti narrative, che a tratti hanno rallentato il ritmo della lettura. Anche graficamente, sfogliando il libro, si può notare la pienezza del testo.
Nonostante questi due aspetti, comunque, la lettura si è rivelata molto gradevole e perciò consiglio questo romanzo a chi abbia voglia di leggere un libro che parla dell'importanza della lettura dal punto di vista di una cultura diversa dalla nostra, ma mostrando nello stesso tempo tutta la sua universalità. Lo segnalo inoltre anche a chi abbia letto e apprezzato un altro romanzo giapponese, pubblicato qualche anno fa dalla stessa casa editrice, ovvero Finchè il caffè è caldo, del quale presenta la medesima struttura narrativa e lo stesso ritmo pacato ma nel contempo riflessivo.