Cari lettori, oggi vi parlerò del romanzo "La psichiatra", scritto da Wulf Dorn ed edito da Corbaccio.
La storia si svolge in Germania e ha per protagonista Ellen, una giovane psichiatra che un giorno si ritrova a esaminare un caso molto particolare, nell'ospedale psichiatrico in cui lavora: una donna infatti giace ripiegata su sè stessa nella stanza in cui è ricoverata, presenta segni di violenza, e parla come una bambina. Si rifiuta di aprirsi con Ellen, dicendole solo che un "Uomo nero" la sta cercando e che presto verrà anche da lei.
Pochi istanti dopo Ellen verrà distratta da un tentativo di suicidio da parte di un altro ricoverato, e solo quando ritornerà nella sua stanza scoprirà che la donna è misteriosamente scomparsa. E non solo: anche tutta la sua documentazione clinica non si troverà più e nessuno dichiarerà di averla vista.
Per la nostra protagonista questo sarà l'inizio di un incubo: poco dopo, infatti, verrà contattata da questo sedicente "Uomo nero" che la coinvolgerà in un una serie di insensati enigmi, la cui riluzione porterebbe alla salvezza della sua paziente e, in più di un'occasione, Ellen verrà da lui inseguita e picchiata.
Purtroppo la donna non potrà contare sull'aiuto del suo compagno (anch'egli psichiatra) perchè si trova in Australia, in vacanza con un amico in un villaggio sperduto. In più, il timore che quell'individuo possa far veramente del male a quella donna, la fa desistere dall'affidarsi alla polizia. L'unico che si dimostrerà solidale con lei è il collega Mark, che inizialmente si mostrerà scettico, ma che poi s'impegnerà ad aiutarla, anche se la situazione si rivelererà molto più complessa di quello che si potrebbe immaginare...
Era da un po' che volevo leggere un romanzo di questo autore, che nelle sue storie mescola elementi tipici del romanzo giallo, thriller e horror. Ho trovato la trama molto interessante, e anche se a un certo punto ho iniziato a intuirne la fine, l'intreccio è molto particolare e coinvolgente, soprattutto nella seconda parte. Al contrario, però, penso che lo stile sia un po' troppo semplice per una storia del genere: purtroppo non ha saputo trasmettermi tutta la tensione che cercavo in una storia di questo tipo e, soprattutto all'inizio, a mio parere, l'autore ha reso un po' troppo lenta la narrazione. Verso la fine, però, nel capitolo di flashback che racconta fatti determinanti per la comprensione dell'intera storia, il modo di scrittura si è fatto più articolato, facendomi comprendere che di certo avrei potuto apprezzare di più la storia se fosse stata interamente raccontata con quel determinato stile.
Punto forte di tutto il romanzo è comunque la componente psicologica, che è il perno attorno al quale ruotano gli eventi, oltre a quella sottile ambiguità, che serpeggia dalla prima all'ultima pagina, grazie alla quale il lettore non riesce a distinguere chiaramente il reale dall'irreale, la verità dalla falsità, il sogno dalla realtà.
Un romanzo che, seppur con qualche difetto (principalmente stilistico) mi sento di consigliare a tutti gli amanti del genere thriller, soprattutto psicologico.