Cari lettori, la recensione di oggi è dedicata al classico di Jane Austen, "Mansfield Park", che ho letto nell'edizione Feltrinelli.
Fanny è una ragazza molto timida e silenziosa, che tiene molto ad assumere comportamenti virtuosi e a disprezzare il mal costume, a differenza delle cugine Maria e Julia, sciocche e frivole.
Inizialmente farà fatica ad adattarsi a questo repentino cambio di vita, l'unico legame che manterrà con la sua famiglia d'origine sarà quello con il fratello William, mentre solo con il cugino Edmund stringerà un'amicizia che si farà sempre più solida. Per gli altri componenti della famiglia invece rimarrà sullo sfondo.
Poi, però, dopo una serie di vicissitudini, i padroni di casa si renderanno conto che, nonostante la sua debole costituzione fisica e i suoi silenzi, con un'acutezza diversa da quella di chi le sta intorno, riesce a comprendere la vera natura della persone e a mantenersi sempre corretta e fedele ai propri valori.
Ciò verrà notato soprattutto quando la giovane si opporrà a una rappresentazione teatrale organizzata da alcuni amici dei suoi cugini e quando uno di questi cercherà in tutti i modi di convincerla a sposarlo. Ma anche quando la sorella di lui stringerà un rapporto un po' troppo amichevole con Edmund...
In questi ultimi mesi sto recuperando tutti i romanzi di Jane Austen e, ancora una volta, posso ritenermi soddisfatta della lettura di questo romanzo che, nonostante la sua lunghezza, mi ha coinvolta e incuriosita dall'inizio alla fine, sebbene debba ammettere che, tra tutti quelli letti finora, è quello con cui ho simpatizzato di meno con la protagonista, che a tratti ho trovato troppo piatta a livello di personalità, tanto da risultare quasi irritante.
Fanny è un personaggio che non evolve pagina dopo pagina: non compie mai un errore o un passo falso, non impara dai suoi sbagli. Ci viene presentata perfetta e così rimane per tutta la storia. La sua personalità è in netto contrasto con tutti gli altri personaggi, soprattutto con quella dei cugini e delle zie, ma proprio questi ultimi, con le loro imperfezioni, risultano magari non troppo simpatici, ma di certo più umani.
Questi ultimi più volte trattano Fanny con sufficienza, relegandola in un angolo e usandola a proprio piacimento, ma la giovane non rivendica mai i propri diritti: dal suo personaggio emerge quindi una passività che, come anticipato, a tratti arriva addirittura a irritare il lettore. Perchè essere buoni non significa accettare passivamente ogni cattiveria, velata o meno, di chi ci sta intorno...
Questo è, a mio parere, il difetto più grande di questo romanzo che, comunque, si fa leggere con piacere, anche perchè incuriosisce con tutte le dinamiche che intercorrono tra i vari personaggi, le quali sono il punto centrale di tutta la trama e ciò che più incuriosisce il lettore.
Consiglio perciò questa storia, non solo agli amanti dell'autrice, ma anche a chi abbia voglia di leggere una storia incentrata non tanto sul dinamismo di ciò che vi viene raccontato, quanto sulle relazioni che si sviluppano tra i personaggi, tenendo conto, però, che quella che viene designata come la protagonista della vicenda non è purtroppo agli stessi livelli delle altre eroine austeniane.
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