Cari lettori, il post di oggi è dedicato alla recensione del romanzo "Il labirinto degli spiriti", scritto da Carlos Ruiz Zafon ed edito da Mondadori.
Le loro vite, però, saranno destinate a incrociarsi di nuovo quando la ragazza verrà incaricata dalla polizia di indagare sulla scomparsa di Mauricio Valls, il terribile direttore del carcere di Montjuic, uno dei personaggi del terzo libro della serie. Durante il sue ricerche, che svolgerà con accanto il collega Vargas, la giovane si addentrerà negli intrighi e nei segreti dei più grandi esponenti dell'entourage franchista, portando alla luce segreti che si legheranno con le personalità di alcuni scrittori "maledetti", come Victor Mataix e David Martin, il protagonista del secondo libro. Ma le sorprese e i colpi di scena sono sempre dietro l'angolo e Alicia comprenderà ben presto che il caso è ancora più complesso di quello che sembra.
Durante le sue ricerche s'imbatterà nella famiglia Sempere, dato che attorno a Valls ruota il mistero legato alla misteriosa morte di Isabella, madre di Daniel Sempere. Daniel, il quale da anni cova il desiderio di scoprire la verità su sua madre e vendicarne la morte, a qualcunque costo...
Fin dal primo romanzo sono rimasta affascinata dal mondo creato da Zafon e dai vari generi che ha sapientemente mescolato in questa quadrilogia, dallo storico al romanzo d'amore, dal thriller all'avventura, oltre che dal suo stile particolarmente evocativo e dalle descrizioni di Barcellona che, pur non avendo mai visitato, ho imparato a conoscere grazie alle sue descrizioni. Per questo, dopo aver letto e apprezzato "L'ombra del vento" nel 2020, ho voluto dedicare il 2021 al recupero degli altri tre volumi della serie, nei quali ho ritrovato con piacere i suoi personaggi.
Nonostante ritengo che il primo sia di gran lunga il volume migliore, ho apprezzato anche i restanti libri della quadrilogia. In particolare, di questo libro ho gradito molto il personaggio di Alicia, una giovane che nella vita ha sopportato molte sofferenze, dal carattere duro e pungente, ma dalla spiccata sensibilità che, nonostante in più punti cerca di mascherare con il suo cinismo, non riesce a evitare di far emergere. Ho apprezzato inoltre lo svolgersi dell'indagine e i misteri a essa correlati anche se, soprattutto nella prima parte, ho trovato certi passaggi un po' prolissi (l'intero romanzo conta più di 800 pagine scritte con caratteri abbastanza piccoli e dalla grafica molto fitta). Un altro punto di forza è il continuo collegamento, a livello di trama, con le vicende dei tre libri precedenti, che offre spiegazioni e chiarimenti anche nei punti rimasti dubbi o in sospeso nei libri precedenti. Infine, nota di merito per la conclusione, che sembrerebbe quasi una storia a sè, il quale riassume e offre un degno finale di stampo metaletterario non solo al libro, ma all'intera saga.
Una storia, quindi, che segna la degna conclusione di una serie che mi ha coinvolta pagina dopo pagina e che mi sento di consigliare a tutti gli appassionati di lettura.
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