lunedì 30 novembre 2020

Ninfa dormiente

Cari lettori, il post di oggi è dedicato alla recensione del romanzo "Ninfa dormiente" di Ilaria Tuti, edito da Longanesi.

Trattasi del secondo volume dedicato al commissario Teresa Battaglia, che in questo nuovo capitolo della serie ritroviamo alla prese con un cosiddetto "cold case": tutto ruota infatti attorno a un quadro... dipinto con sangue umano! Il pittore è ancora in vita, ma da anni si è chiuso al mondo rifiutandosi di comunicare con alcuna persona, e questa reazione sembra proprio essere legata a un fatto legato alla realizzazione del quadro misterioso, che rappresenta una giovane "ninfa dormiente".

Le ricerche di Teresa e della sua squadra la porteranno nel Val Resia, una zona ricca di tradizioni culturali ma anche di misteri, che non sarà per niente semplice portare alla luce...

La trama del romanzo non è però solo dedicata all'indagine: nel corso dei capitoli il lettore potrà conoscere meglio le ricche sfaccettature di Teresa e i suoi tormenti interiori, oltre allo sviluppo del suo rapporto, quasi filiale, con il giovane collega Massimo Marini. I due, inoltre, dovranno fare i conti con alcune persone provenienti dal loro passato, che sconvolgeranno non poco le loro vite.

Nella storia s'intrecciano quindi diversi elementi, che rendono la lettura variegata e attraente, anche per la grande capacità dell'autrice di saper evocare con le sue parole il contesto ambientalistico in cui si svolgono le varie vicende che, come era accaduto anche nel primo libro, è quasi una sorta di personaggio. 

Personalmente, anche se ho apprezzato maggiormente "Fiori sopra l'inferno", per quanto riguarda il caso giallo, ho trovato questo secondo libro una lettura molto piacevole, apprezzando particolarmente le vicende private dei due personaggi più caratterizzati della serie: Teresa che, oltre alle ombre del suo passato dovrà fare i conti con la sua malattia che avanza inesorabilmente; e Massimo, che il lettore avrà modo di conoscere più a fondo nel corso di questo secondo volume. Una lettura che consiglio a tutti coloro che hanno letto e amato il primo libro, ma anche a chi abbia voglia di iniziare una serie davvero ben strutturata, sia a livello di trama sia di stile.

 

DELLA STESSA AUTRICE:

Fiori sopra l'inferno 

lunedì 23 novembre 2020

Novembre: I coniugi Arnolfini di Jan Van Eyck

Cari lettori, il post di oggi è dedicato alla mia rubrica mensile dedicata all'arte. Per il mese di novembre ho scelto di parlarvi di una celebre opera fiamminga realizzata nel 1434, "I coniugi Arnolfini" di Jan Van Eych, oggi esposto alla Nation Gallery di Londra.

I due ricchi borghesi, che danno il nome al quadro, si trovano al centro del dipinto, nella loro camera da letto: si tengono per mano ma, mentre il marito (un mercante di Lucca trasferitosi nelle Fiandre per affari) pone l'altra mano di fronte a sè, come se stesse giurando o salutando, la moglie invece l'appoggia al ventre, a significare una possibile gravidanza. Entrambi indossano abiti raffinati e costosi. Al centro fa mostra di sè il loro cagnolino.

Il ritratto della loro camera matrimoniale è arricchito da numerosi oggetti: un particolare lampadario; gli zoccoli dei coniugi; una figura femminile alla testiera del letto; un prezioso tappeto ai piedi di quest'ultimo; una cassapanca con delle arance accanto alla finestra. Sul fondo della parete è presente uno specchio che riflette l'immagine dei due coniugi e quella di altri due personaggi, uno dei quali sarebbe l'artista stesso.

Secondo i critici d'arte, questi oggetti avrebbero rimandi simbolici: il lampadario e il cagnolino rappresenterebbero, per esempio, la fedeltà coniugale; mentre le arance sono un augurio di fertilità. Tutti gli altri oggetti preziosi rimanderebbero all'agiatezza economica della coppia. 

In generale, si tende a considerare quest'opera come un'allegoria del matrimonio, che all'epoca poteva essere celebrato in casa, oltre che della fertilità. 

Lo stile dell'artista è molto realistico, e ogni oggetto è ritratto con estrema precisione, fin nei minimi particolari: si può notare inoltre la predilezione dell'artista per i colori caldi. 

Trovo che quest'opera sia davvero affascinante, sia per la particolare attenzione nei dettagli sia per tutti i rimandi simbolici presenti: voi, invece, cosa ne pensate? Avete avuto l'occasione di ammirarla dal vivo? Io purtroppo no, anche se ammetto che mi piacerebbe... Se vi va, come sempre, raccontatemi le vostre opinioni, mentre per l'ultimo post di questa rubrica vi dò appuntamento al prossimo mese!

Fonti:

https://www.analisidellopera.it/jan-van-eyck-ritratto-dei-coniugi-arnolfini/

https://www.artesvelata.it/coniugi-arnolfini-jan-van-eyck/ 

https://www.arteworld.it/ritratto-dei-coniugi-arnolfini-jan-van-eyck-analisi/