Cari lettori, da oggi rinnovo la mia rubrica "Interviste", prima dedicata solo a me e ai miei romanzi, da oggi, invece, anche ad alcuni autori. Il primo che vi presento è Pietro Tulipano, classe 1992 che ringrazio per la disponibilità. Nel 2012 ha vinto il terzo premio al concorso '69-'80 Anni dell'odio. Riflessioni sulla violenza nelle manifestazioni pubbliche a partire dagli anni di Piombo, indetto dalla provincia di Milano. Ha frequentato un corso di scrittura creativa presso il Centro Cultura di Milano (Scuola Flannery O'Connor). Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo per Astro Edizioni, "I quattro regni".
1) Chi è Pietro nella vita di tutti i
giorni?
Uno studente
universitario di storia come tanti altri. Uno di quelli che arrancano verso gli
esami studiando i vari manuali in programma, cercando di memorizzare tutto il
memorizzabile ripetendosi il mantra “Ce la posso fare! Ce la posso fare!”.
Oltre a questo
sono un grandissimo appassionato di libri, ho sempre almeno un libro in
lettura. Per me passare interi periodi, anche se brevi, senza leggere qualcosa
è semplicemente impensabile. Sono anche un grande appassionato di cinema, di
quelli a cui piace vedere e rivedere anche film che conosce a memoria cercando
ogni volta di catturare un particolare in più o di adottare una chiave di
lettura sempre diversa.
2) Quando è iniziata la tua passione per la
scrittura?
Difficile a
dirsi. Da che ho memoria mi è sempre piaciuto. Perfino a scuola quando ci
davano da fare come verifica scritta un racconto o un saggio per me era una
festa, e mi ci impegnavo tantissimo. Benedico i temi scolastici con tutto il cuore,
è con loro che ho avuto le più grandi soddisfazioni negli anni della scuola.
Passando alla
scrittura di romanzi, credo fosse inevitabile che prima o poi tentassi questa
strada. Ho sempre scritto dei diari in cui annotare, più che le mie attività
giornaliere, i pensieri che mi capita di fare durante la giornata. Prima o poi
tutto questo bisogno di scrivere sarebbe inevitabilmente confluito nel progetto
di un romanzo.
3) Ti va di presentare brevemente il tuo
romanzo? Come mai hai scelto di scrivere un fantasy?
Il mio libro è
un tentativo di unire la tradizione classica del fantasy con tematiche che io
sento attuali e importanti, una rivisitazione in chiave moderna dei classici di
questo genere. Genere per cui ho sempre avuto un debole; nella mia personale
concezione affonda la sue origini nella mitologia non solo nordica, ma anche
greca e quindi romana. Il fantasy poi, si presta particolarmente bene a chi,
come me, vive male i limiti. Un filone letterario che fa della fantasia la sua
caratteristica di punta offre possibilità pressoché illimitate. Certo, la
storia in sé deve avere una coerenza e tutto deve essere “fantasiosamente
verosimile” ma tolto questo, lo scrittore ha una libertà assoluta. È questa
peculiarità del genere che credo mi abbia fatto propendere per lui, concede una
grande evasione dalla realtà; eppure nel suo allontanarsene ci aiuta ad
indagarla e comprenderla meglio.
4) Quali messaggi ti interessa far
trapelare nella tua storia?
Questa domanda è
forse la più importante che potessi farmi, il che ovviamente significa che è
anche quella che mi mette più in difficoltà. Ricollegandomi a quanto detto
sopra, il fantasy permette ampia libertà di manovra nel creare personaggi e
situazioni che possano simboleggiare i più svariati aspetti della vita e
dell’essere umano. Questo mio primo libro lo definirei un inno all’amicizia,
alla lealtà, alla voglia di conoscere sé stessi e migliorarsi e in un certo
modo anche alla moralità. Perché nonostante la morale sia condizionata molto
dal luogo e dall’epoca in cui si forma, credo che alla fine si possa trovare un
minimo comun denominatore fatto di principi condivisibili per tutti o quasi.
5) Dove hai tratto ispirazione nella
costruzione del mondo fantastico descritto nel tuo romanzo?
Da studente di
storia, la primissima fonte di ispirazione per me è stata questa materia. Ho
traslato nel mio mondo immaginario molti eventi del nostro passato, alcuni
anche recenti, e così ho avuto anche l’occasione di riflettere sulle nostre
scelte, buone o cattive che fossero. Ovviamente è presente anche una forte
influenza del fantasy più classico (quello “alla Tolkien”) con cui sono
cresciuto e che credo mi abbia inevitabilmente condizionato, anche se io
preferisco dire ispirato. Ho inserito anche qualche aspetto caratteristico in
onore a tale tradizione del genere nonché un tributo specifico che credo
coglierà chiunque lo vorrà leggere.
6) C’è uno scrittore in particolare al
quale fai riferimento quando scrivi o che ti ha trasmesso la passione per il genere
che scrivi?
Devo ricordarmi
di leggere a ogni domanda anche quella successiva prima di rispondere. Poi
divento ripetitivo e vi annoio tutti. Come detto sopra, l’autore che più ha
influito su di me è senza dubbio Tolkien, che io al pari di molti altri
considero il padre di questo genere. In seguito ho letto libri di altri
importanti scrittori fantasy che ho adorato tanto quanto, ma ero già più
grande. Per me l’iniziatore è stato il professore.
7) Al giorno d’oggi non è facile per uno
scrittore riuscire a emergere nel mondo editoriale: c’è chi si affida al self
publishing, chi alle piccole e medie case editrici, chi alle agenzie
letterarie… alla luce della tua esperienza cosa consiglieresti a uno scrittore
che si affaccia per la prima volta nel mondo dell’editoria?
Quelle che hai
elencato le considero tutte valide scelte. Il self publishing per certi aspetti
può presentare qualche complicazione dato che bisogna curare anche la parte
grafica del libro e io ad esempio non ne sarei capace. Per quanto riguarda le
case editrici, in molti sperano di sfondare al primo colpo con un colosso come
può essere la Mondadori o chi per lei. Per carità, se capita, bene; ma invito a
non avvilirsi davanti ai rifiuti e a non disdegnare le realtà più piccole in base
a una serie di motivi.
Per iniziare le
grandi case editrici sono quasi tutte in crisi, non vendono più come in passato
e quindi sono in calo. Credo che la logica che spinge i colossi a ignorare gli
esordienti per puntare sui soliti noti sia un tentativo di fermare questa
tendenza al ribasso con vendite garantite. In tutte le realtà enormi poi, si
corre il rischio di diventare un numero e che venga quindi a mancare un
rapporto bello e costruttivo tra scrittore e editore. Di contro, le case
editrici più piccole, se crederanno in voi, vi seguiranno più da vicino e
potrete avere uno scambio diretto con tutte le persone che ci lavorano, e si
impara parecchio.
Chiuderò con
un’ovvietà che non mi stanco mai di ripetere: puntate sulla serietà e
l’affidabilità delle persone con cui collaborate.
8) Pensi che sia importante frequentare una
scuola di scrittura creativa per chi vuole approcciarsi a scrivere un romanzo?
Tu ne hai frequentata una: ti andrebbe di raccontare la tua esperienza?
È stata una
bella sorpresa per me. Prima di tutto devo dire che per quanto mi riguarda non
esiste scuola che insegni a scrivere. Se si vuole imparare si devono fare solo
tre cose: leggere, leggere e leggere. Detto ciò, i corsi di scrittura creativa
sono fantastici per affinare il proprio stile, mettersi in gioco, avere
riscontri e, soprattutto, essere stimolati. Grazie a quella scuola sono nati
molti racconti che altrimenti forse non avrei scritto. Uno di questi mi sta a
cuore al punto che mi piacerebbe trasformarlo in un breve romanzo.
9) Ti piacerebbe fare della scrittura una
vera e propria professione o lo consideri un semplice hobby?
Sarebbe uno dei
miei sogni più grandi! Poter vivere di quello che scrivo magari svolgendo anche
altre attività del campo, mi piacerebbe molto ad esempio poter diventare editor
un giorno.
10) Quali sono i tuoi futuri progetti
letterari?
Ne ho parecchi,
speriamo di riuscire a realizzarli tutti. Ho ancora un fantasy e mezzo (il
secondo lo sto scrivendo) che mi piacerebbe pubblicare, sono entrambi collegati
a “I quattro regni” anche se è autoconclusivo. Un altro libro sarebbe il
romanzo breve ispirato al racconto di cui parlavo prima, sarebbe un fantasy
anche questo ma con un taglio molto esistenzialista e che indaghi molto certi
aspetti dell’animo umano; speriamo non sia troppo ambizioso. A proposito di
idee ambiziose, chiudo con quello che è il mio progetto più grande, difficile e
in prospettiva lontano: scrivere un romanzo storico ambientato in Italia.
Bella intervista.
RispondiEliminaIn bocca al lupo Pietro!
Grazie
EliminaCiao Ariel,
RispondiEliminami sono già ritrovata iscritta al tuo blog aha:D
Molto carina l'intervista. Ho avuto il piacere di segnalare questo romanzo anche sul mio sito ^^
Buona serata.
Ciao Nicky, mi fa piacere, grazie! Buona giornata :-)
EliminaBell'intervista..Auguri a Pietro Tulipano e ad Ariel per il suo blog. Complmenti!! Buona serata.
RispondiEliminaGrazie Lucia, buona serata anche a te :-)
Elimina