Cari lettori, come ogni lunedì, ecco per voi un nuovo capitolo della mia storia per bambini, della quale potete recuperare i capitolo precedenti cliccando sull'etichetta "La lanterna dell'amicizia". Quello che vi propongo oggi è il quinto capitolo, dal titolo "Bisogna sempre ringraziare chi ci aiuta". In esso Amina, dopo un episodio che la vedrà coinvolta con la madre, capisce l'importanza di ringriziare le persone che ci aiutano o ci fanno un regalo:
Le giornate estive si
susseguivano sempre tutte uguali, ma ora Amina era più felice, grazie al suo
nuovo giocattolo. Era molto divertente pettinare i lunghi capelli biondi della
sua bambola; divertirsi a farle da mamma; portarla a passeggio per le stanze
della casa; farle fare il bagno e lavargli il vestitino.
Provava un forte senso
di gratitudine per quella misteriosa persona che gliel’aveva regalata, ma non
osava risponderle, perché non riusciva a esprimere in un italiano corretto
tutto quello che provava. E poi il suo carattere timido non la facilitava di
certo.
Un giorno, però, fu
costretta a cambiare idea: era domenica ed era uscita con sua madre a fare una
passeggiata. Peccato che si fossero spinte troppo in là e, a un certo punto si
erano perse. La mamma, allora, decise di chiedere aiuto a un passante che,
molto cortesemente, le fornì le indicazioni per poter raggiungere la loro casa.
Questo risollevò la donna, che si affrettò a ringraziarlo calorosamente.
«Vedi, Amina»le disse
poi, mentre si affrettavano a svoltare a destra, secondo le indicazioni che
aveva fornito loro l’uomo «bisogna sempre ringraziare chi ci aiuta, perché nel
mondo non ci sono solo persone cattive, come quelle che ci hanno costretto a
lasciare il nostro paese, ma anche persone buone, come quel signore di poco
fa».
“E come chi mi ha
regalato la bambola” aggiunse Amina con il pensiero provando, nello stesso
tempo, una sensazione di disagio. Quella persona era stata molto carina con
lei: le aveva regalato un giocattolo tutto nuovo, rallegrando così le sue
giornate, e lei non l’aveva nemmeno ringraziata!
Dato che il senso di
colpa tendeva a crescere sempre di più, ricordando la frase della mamma, il
giorno dopo la bambina cercò di scacciare ogni sua insicurezza, prese un
foglietto e sopra ci scrisse solo una parola, accanto al suo nome, “Grazzie”,
proprio con due zeta: da una parte perché non si ricordava la scritta precisa
di quella parola e dall’altra perché in questo modo le sembrava di poter far
sentire ancora di più il senso di gratitudine che provava verso quella persona
sconosciuta. Come aveva fatto poi per il suo primo messaggio, compilò una busta
che aveva trovato in casa con mittente e destinatario e, di nascosto dai suoi
genitori e da Martina, il mattino seguente corse fuori prima a comprare un
francobollo e poi a imbucare la lettera. Ora non le restava altro da fare che
attendere ancora, ma questa volta ci sarebbe stata la bambola a distrarla dai
suoi pensieri.
Nessun commento:
Posta un commento