venerdì 29 aprile 2016

I sonetti di Raffaello Sanzio

Cari lettori, dopo le rime di Michelangelo e le Favole di Leonardo da Vinci, oggi, per la mia rubrica di letteratura e cultura, dedicherò questo post ai sonetti di un altro celebre artista rinascimentale, Raffaello Sanzio (1483-1520).

A lui sono attribuiti sei sonetti (dell'ultimo però non si ha la certezza che sia realmente suo), i quali furono ritrovati scritti dietro ai disegni preparatori degli affreschi delle Stanze Vaticane.
Il filo conduttore delle sue poesie è l'amore: l'artista infatti nel primo sonetto dichiara di ardere d'amore, talmente tanto che né mar né fiumi spegnar potrian quel foco.

Nel secondo invece, dopo aver constatato l'incapacità si esprimere i propri sentimenti, si rivolge alla donna del quale è innamorato invocando il suo aiuto (ma pensa ch’el mio spirto a poco a poco
el corpo lasarà, se tua mercede socorso non li dia a tempo e loco
).

Il terzo è ambientato nell'ora sesta (all'alba), quando ormai al poeta rimane solo il ricordo della notte passata insieme: la mancanza dell'amata gli fa provare un sentimento di smarrimento, como quei ch’hano in mar perso la stella.

Nel quarto componimento colpiscono invece i versi in cui Raffaello dichiara con risolutezza la sua intenzione di tenere nascosto il suo amore e di non far trapelare con nessuno il suo sentimento(tu sai el perché, senza vergante e in carte ch’io dimostrai el contrario del mio core), mentre il quinto sonetto non ci è giunto completo.

Non si ha la certezza che Raffaello, in questi componimenti, si sia  rivolto a una donna ben precisa, oppure se abbia deciso di cimentarsi con la letteratura per stare al passo con la consuetudine dell'epoca, ovvero quella di scrivere sonetti di stampo petrarchesco, infarciti con le teorie neoplatoniche dell'intellettuale Marsilio Ficino, che aveva avuto contatti anche con la corte di Urbino. Di certo la letteratura non occupò un posto centrale nella carriera dell'urbinate, ma credo sia intessante considerare anche la sua, seppur esigua, produzione letteraria per poter avere una visione più completa dell'artista e del suo inestimabile talento.


Secondo il Vasari, vera e propria fonte di pettegolezzi rinascimentali, Raffaello fu un vero e proprio "tombeur de femmes" e una delle sue più celebri amanti fu proprio la "Fornarina", ritratta in questi due quadri, una donna la cui identità non è ancora stata definita con certezza...


Chissà se sarà stata proprio lei a fornirgli l'ispirazione per i suoi sonetti?

6 commenti:

  1. molto interessanti questi post che uniscono arte e letteratura, mostrandoci ulteriori aspetti della creatività e della vita di grandi artisti del passato.
    Poi il fatto che tante cose non siano certe dà quell'alone leggendario che rende il tutto affascinante!!

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    1. Grazie, Angela, mi fa piacere che ti siano piaciuti i miei post :-) e concordo con te sul fascino dell'incerto!

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  2. Ciao Fra! Mi hai fatto fare un salto nel passato con questo post! Ti ricordi quando abbiamo letto questi sonetti con il prof Motta a Italiano 2?
    Comunque, molto affascinante l'idea di un Raffaello "tombeur de femmes"... senza dubbio lo è stato! :-)

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    1. Ciao Silvia, sì, mi ricordo bene di quel corso, uno dei più belli e interessanti della nostra carriera universitaria!
      Eh sì, Raffaello dev'essere stato un vero rubacuori ;-)

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  3. ciao ariel
    bè per essere ul rubacuori raffaello aveva tutte le carte in regola:)
    ottimo spunto di lettura...
    buon primo maggio

    daniela

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