Cari lettori, oggi prosegue la pubblicazione della mia breve storia per bambini: ogni lunedì pubblicherò un capitolo e oggi è la volta del secondo, dal titolo "Un messaggio misterioso". Amina, dopo aver trascorso delle giornate molto noiose, finalmente capisce che il destino ha in serbo per lei una sorpresa molto particolare, nascosta dietro al cespuglio del suo condominio... Buona lettura!
Purtroppo le
previsioni di Amina si rivelarono fondate: erano quasi passate due settimane
dalla fine della scuola e non si era mai annoiata così tanto in vita sua.
Trascorreva quasi tutte le sue giornate in casa, con Martina che occupava le
ore che avrebbe dovuto trascorrere giocando con lei o chattando con il
fidanzato o guardando alla televisione programmi noiosissimi in cui la gente
urlava e litigava fra loro.
Per cercare di far passare
il tempo aveva iniziato a disegnare, ma quando i pennarelli si erano del tutto
scaricati aveva scelto di ascoltare un po’ di musica. Non aveva il coraggio di
chiederne di nuovi ai suoi genitori, perché sapeva che facevano molta fatica a
mettere da parte i soldi per mangiare, pagare l’affitto della casa e la sua
babysitter. Peccato che quel giorno Martina avesse deciso di portarsi da casa
dei libri da studiare e perciò, dopo appena un minuto, le aveva intimato di spegnere
la radio e di mettersi zitta e tranquilla da qualche parte. Così alla bambina
non era rimasto altro da fare che guardar fuori dalla finestra in silenzio. Purtroppo
però non capitava mai niente di interessante da osservare: abitava al secondo
piano di un condominio della periferia nord di Milano e purtroppo la sua
visuale era occupata soprattutto dalla grandezza dei palazzi che sorgevano
attorno al suo, e che si innalzavano verso il cielo come montagne tutte
colorate di grigio.
La sera precedente,
però, qualcosa aveva scosso la solita monotonia: si era infatti tenuta una
grande festa di quartiere, in onore del solstizio d’estate, e Amina aveva
passato quasi tutta la serata a guardare le persone che passeggiavano felici
per i marciapiedi e ad ascoltare la musica festosa le cui note venivano trasportate
dal vento, a volte con forte intensità, a volte in modo più lieve.
Avrebbe tanto voluto
partecipare anche lei, ballare al ritmo di quelle note; ridere assieme a quei
ragazzini che non conosceva; assaggiare quei dolcetti che venivano venduti in
una bancarella allestita per l’occasione proprio nel bel mezzo della strada, in
quel momento chiusa al traffico delle automobili. I suoi genitori però non le
avevano concesso il permesso di uscire da sola e loro erano tornati dal lavoro
che era quasi mezzanotte, ed erano troppo stanchi per uscire a festeggiare insieme
a lei. L’arrivo della sua famiglia aveva sollevato la babysitter, che li stava
aspettando proprio per correre alla festa con il suo fidanzato, dopo essersi
rifiutata di accompagnare prima la bambina perché doveva studiare: Amina provò
a chiederle se poteva unirsi a loro, ma la ragazza le aveva risposto che era
troppo piccola per uscire a quell’ora. Una scusa che voleva nascondere il suo
desiderio di poter stare da sola con il suo ragazzo senza averla tra i piedi.
E così alla bambina
non era rimasto altro da fare che continuare a guardare lo svolgersi della
festa dalla finestra della cucina, incurante dei richiami della madre che la
voleva a letto: quando ormai, stanca e sconsolata, stava per voltarsi per
andare a dormire, aveva visto nel cielo tanti puntini colorati, che l’avevano
lasciata senza fiato. Dopo qualche istante di stupore si era accorta che, in
verità, non erano puntini veri e propri: socchiudendo gli occhi la bambina si era
resa conto che sembravano dei piccoli palloncini volanti con una luce brillante
al loro interno; Amina li aveva guardati affascinata volare nel cielo,
desiderando essere come loro, libera di andare dove voleva senza chiedere il
permesso a nessuno; libera di potersi divertire esplorando il mondo circostante
e di potersi fare nuovi amici. Quando ormai il puntino più grande era diventato
minuscolo, quasi invisibile agli occhi, aveva prima chiuso definitivamente le
finestre e poi abbassato la tapparella, infine raggiunto la stretta camera dei
genitori, dove in un cantuccio l’aspettava il suo letto.
Il mattino seguente
tutto era tornato alla normalità e l’unico evento diverso dal solito era
rappresentato da alcuni signori che stavano velocemente pulendo le strade e i
marciapiedi dai residui della festa precedente. Cercando di soffocare uno
sbadiglio, Amina stava quasi per voltarsi dalla finestra e chiedere a Martina di
poter giocare con lei (magari quando aveva finito di studiare) quando uno
strano oggetto attirò la sua attenzione, obbligandola a voltarsi nuovamente
verso la finestra.
Nel cortile del
condominio, infatti, giaceva, seminascosta da un cespuglio, una strana macchia
bianca, tutta arrotolata su se stessa. Con la scusa di scendere da basso per
poter recuperare una palla, che Amina aveva volontariamente fatto cadere dalla
finestra, la bambina riuscì a raggiungere quella strana cosa e, avvicinandosi
piano piano, provò a toccarla con un
rametto, quasi impaurita che potesse in qualche modo prendere vita e magari
farle del male. Ma dopo averla mossa Amina capì che non si trattava di nulla di
strano, se non che il residuo di uno di quegli strani palloncini che volavano
nel cielo, e che ora giaceva sgonfio e ripiegato su se stesso, privo
dell’energia della sera precedente. Chissà perché: forse dopo un po’ aveva perso
quota ed era atterrato proprio nel suo giardino. Ma la cosa che più incuriosì
la bambina fu la presenza di una busta attaccata a quella stoffa.
Sempre più sorpresa
Amina la strappò, la prese in mano, rendendosi conto immediatamente che
conteneva qualcosa, se la ficcò in tasca e corse di nuovo in casa con il
pallone, timorosa che Martina potesse affacciarsi da un momento all’altro dalla
finestra per chiederle il motivo di tanta lentezza.
Quando poi, alla sera,
la bambina riuscì a trovare un momento di tranquillità (la mamma stava
cucinando, mentre il papà guardava la televisione), tirò fuori incuriosita la
busta, la osservò per qualche istante, come se avesse paura di quello che
avrebbe potuto scoprire al suo interno, e infine decise di aprirla. Dentro trovò
un’altra busta e, pensando che fosse uno scherzo, l’aprì con la consapevolezza
di non trovarvi nulla. E invece, dalla seconda busta, sbucò fuori un foglietto
ripiegato su se stesso che, quando fu aperto, rivelò la seguente scritta:
“Vorrei un’amica… e tu?” seguita da un indirizzo.
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