giovedì 28 novembre 2024

Gli ultimi giorni dei nostri padri

Cari lettori, oggi vi parlerò del romanzo "Gli ultimi giorni dei nostri padri", scritto da Joel Dicker ed edito da Bompiani e La nave di Teseo.

Trattasi di un romanzo storico, pubblicato prima che l'autore si dedicasse alla scrittura di gialli e thriller.

La vicenda è ambientata negli anni della seconda guerra mondiale e vede per protagonisti un gruppo di giovani appartenenti alla SOE, Special Operations Executive, un gruppo dei servizi segreti inglesi che ha come scopo quello di sabotare gli attacchi tedeschi. 

Tra tutti spicca il giovane Paul Emile, detto Pal, che verrà reclutato a Parigi e deciderà così di lasciare il padre, l'unico componente della sua famiglia, per iniziare il duro addestramento in Gran Bretagna. 

Attraverso le quattro fasi di preparazione, Paul Emile stringerà un forte legame con gli altri aspiranti agenti, come l'imponente Gros, un gigante dal cuore buono che da sempre desidera innamorarsi e diventare padre; il religioso Claude, che vive un conflitto interiore tra le sue idee di religioso e gli orrori della guerra; i coraggiosi Aimè e Key; l'irruente Faron; i paterni Stanislas e Doff e infine Laura, l'unica donna del gruppo, che sarà in grado di toccare le corde del suo cuore.

I pensieri di Paul Emile, però, nonostante la lontananza, saranno sempre rivolti al padre e sarà proprio per lui che deciderà di compiere una serie di azioni che avranno un esito del tutto imprevedibile e, soprattutto, irreversibile...

Devo ammettere che questo libro si discosta molto dal mio solito genere di letture e credo che non lo avrei mai letto se non fosse stato scritto da un autore che apprezzo molto, del quale quest'anno ho decido di recuperarne tutta la produzione letteraria. 

Inizialmente, quando vengono descritte in modo minuzioso le varie tecniche di addestramento, mi sono un po' annoiata, non essendo propriamente appassionata dell'argomento. Proseguendo con la lettura, però, ho notato come la vicenda si facesse progressivamente più narrativa e corale, abbracciando, pagina dopo pagina, le vicende, anche personali, dei vari personaggi. Questo mi ha portato a proseguire a leggere con interesse sempre più crescente, fino ad arrivare con soddisfazione alle battute finali.

Ho apprezzato tantissimo le storie dei vari agenti, anche se per alcuni avrei preferito un destino differente e, soprattutto, il filo conduttore che abbraccia l'intera narrazione, basata sulla contrapposizione tra l'umanità, come caratteristica essenziale nell'uomo, e gli orrori della guerra, che parrebbero cancellarla. 

Questa umanità viene esplicitata nel rapporto tra Paul Emile e suo padre, ma anche nel desiderio d'amore di Gros, nel cambiamento interiore di Faron, nel fare paterno di Stanislas e Doff, nel sentimento tra il nostro protagonista e Laura. Ma anche in una delle battute finali di Gros, in cui ribadisce che Il coraggio non è non avere paura: è avere paura, ma riuscire a resistere.

Dalle mie parole potete quindi comprendere come il libro mi sia davvero piaciuto e perciò mi sento in dovere di consigliarvelo, al di là del fatto che siate amante del genere o dell'autore.



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