giovedì 27 marzo 2025

Piccoli uomini

Cari lettori, la recensione di oggi è dedicata al romanzo "Piccoli uomini" di Louisa May Alcott, letto nella versione Einaudi che racchiude tutti e quattro i libri della serie.

In questo terzo volume, centrale è il racconto della vita a Plumfield, la scuola creata da Jo e da suo marito, il signor Bhaer. Già nel finale di "Piccole donne crescono" veniva menzionata l'istituzione che la seconda delle sorelle March aveva deciso di creare, partendo dalla villa lasciatale in eredità dall'anziana zia. E proprio questo libro porta il lettore all'interno della scuola e lo rende partecipe della quotidinità dei suoi studenti, grandi e piccoli.

Tra tutti spiccano Demi e Daisy, i gemelli figli di Meg e John Brooke. Il primo è un ragazzino timido e curioso, che con la vita scolastica riuscirà ad aprirsi di più; la seconda è una dolce bambina, molto tranquilla e amante della cucina. 

Il primo capitolo è invece dedicato all'arrivo di Nat, un piccolo mendicante che verrà curato nel corpo e nell'anima dai coniugi Bhaer. Il bambino, un grande talento nel suonare il violino, raccomanderà loro il terribile Dan, che Jo proverà in tutti i modi a farlo inserire all'interno del loro contesto, pur intuendo che il suo carattere ribelle non faciliterà il suo obiettivo.

Ma la donna e suo marito mostreranno sin da subito una grande pazienza, unita a una pedagogia che pone alla base del loro insegnamento una grande importanza ai valori umani e una focalizzazione maggiore per i ragazzini dal carattere e dalle storie più difficili. A mio parere questo è un segno di grande modernità, se consideriamo che ci troviamo nel diciannovesimo secolo.

Altro elemento di avanguardia è l'inserimento di due alunne all'interno di una scuola maschile: la già nominata Daisy e Nan, una piccola monella, anch'ella dal temperamento esuberante e ribelle, che a Jo ricorderà sè stessa da bambina.

Capitolo dopo capitolo, il lettore imparerà a conoscere tutti gli alunni di Jo e suo marito (compresi i loro figli Rob e Teddy) e, tra marachelle e riappacificazioni, potrà assistere alla maturazione di questo piccolo microcosmo, guidato dall'amore dei due coniugi.

Allo stesso modo dei due libri della serie, avevo già letto questo romanzo quando ero una ragazzina. Allora come oggi lo avevo apprezzato, anche se un po' meno rispetto ai primi due. Questo perchè avrei preferito che fosse dedicato qualche spazio anche alle vite delle famiglie di Meg e di Amy. 

Invece la prima trova spazio in un solo (e purtroppo tragico) capitolo, mentre della seconda ogni tanto fa qualche comparsa Laurie (marito di Amy e ancora grande amico di Jo, alla quale talvolta segnala bambini in difficoltà, come nel caso di Nat) e la tenera figlioletta Bess. Inoltre mi sarebbe piaciuto che Jo avesse potuto proseguire, seppur in modo altalenante, con la sua attività di scrittrice, mentre invece la sua grande passione non trova spazio.

Nonostante ciò, il romanzo si legge con molto piacere e le varie vicende in cui si trovano coinvolti i ragazzini sono interessanti e narrate con dolcezza, sempre con riferimento a valori come la bontà d'animo, la solidarietà, l'onestà e la gentilezza che purtroppo oggigiorno sembrano essere considerati fuorimoda e che invece andrebbero valorizzati anche nella società ordierna, soprattutto tra le nuove generazioni.

Per questo, consiglio la lettura di questo romanzo a chi abbia già letto e apprezzato i primi due romanzi della serie, unito alla curiosità di sapere cosa succederà nel quarto e ultimo libro della serie, che anch'io questa volta mi accingerò a leggere per la prima volta.

 

 

DELLA STESSA AUTRICE

Piccole donne

Piccole donne crescono

giovedì 20 marzo 2025

Piccole donne crescono

Cari lettori, la recensione di oggi è dedicata al romanzo "Piccole donne crescono" di Louisa May Alcott, letto nella versione Einaudi che racchiude tutti e quattro i libri della serie.

Seguito del celeberrimo "Piccole donne", in questo secondo volume il lettore potrà ritrovare le quattro sorelle March nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta.

Meg, già promessa sposa al suo amato John Brooke, si sposerà proprio nei primi capitoli e, con il progredire della storia, si assisterà al suo diventare una brava padrona di casa, non senza imprevisti e conflitti legati all'inesperienza e alla giovane età dei due sposini.

Jo sarà sempre più appassionata alla scrittura, grazie alla quale potrà permettersi di guadagnare qualche soldo per poter aiutare la sua famiglia. Ma con la crescita, la più inquieta e ribelle delle sorelle March mostrerà una gran voglia di uscire dal proprio contesto e ciò la porterà a diventare un'istitutrice, esperienza che le farà conoscere una persona che sconvolgerà per sempre la sua vita e i suoi piani per il futuro.

Beth, invece, sempre più fragile dopo la malattia che l'aveva colpita nel primo libro, dovrà fare i conti con il malessere del proprio corpo, che la condurrà a un tragico destino. Ma la giovane, seppur fiaccata nel fisico, mostrerà una forza d'animo davvero ammirevole.

Amy, infine, la più giovane delle sorelle, non è più una ragazza sciocca e capricciosa, è molto maturata ed è diventata una giovane donna cortese e dai modi raffinati. Grazie al suo farsi voler bene, verrà scelta da una zia come accompagnatrice in un viaggio in Europa, una sorta di "Gran Tour" che le farà conoscere le bellezze artistiche del vecchio continente. E non solo, perchè proprio in quei giorni ritroverà Laurie, vicino di casa e grande amico di tutte e quattro le sorelle, con il cuore infranto dopo che la ragazza che ha sempre amato ha rifiutato il suo amore.

Insomma, sono davvero tanti gli eventi che si susseguono in queste pagine, che ho avuto modo di rileggere integralmente dopo che da bambina ne avevo letto una versione per ragazzi.

Se da piccola avevo apprezzato maggiormente il primo volume, ora devo ammettere di essere rimasta più coinvolta da questo secondo romanzo. Di certo, però, non è mancato il mio dispiacere per la tragica fine di Beth (all'epoca uno dei miei traumi infantili "letterari"): a mio parere, la figura di questa sorella avrebbe potuto essere da spunto per una trama più complessa, capace di far crescere il personaggio e di coinvolgere il lettore, e invece è stata quasi del tutto relegata a un paio di capitoli tristissimi. Anche la storia di Meg, sempre secondo la mia modesta opinione, avrebbe potuto essere approfondita un po' di più.

Le vicende di Jo e Amy, al contrario, occupano la maggior parte dei capitoli. Ricordo che da bambina ci rimasi molto male per la delusione amorosa di Laurie ma ora, rileggendo la storia, comprendo di più le scelte sentimentali compiute dalle due ragazze. Già nella recensione al primo romanzo avevo sottolineato la mia opinione più positiva su Amy, rispetto alla lettura compiuta anni fa, e anche in questo caso confermo la mia opinione, pur rimanendo sempre un po' più affezionata a Jo. Anche la crescita di quest'ultima e le sue vicende sentimentali sono state da me assai apprezzate, così come gli episodi legati alla passione per la scrittura. 

Da ultimo, vorrei sottolineare la modernità dei due genitori March: una coppia che, pur non navigando nell'oro, non interviene nelle scelte sentimentali delle figlie e supporta il matrimonio d'amore e non quello legato a interessi economici. Mi è piaciuto anche un passo in cui Meg chiede consiglio alla madre per dei problemi legati al suo matrimonio e la donna, pur dandole dei consigli, preferisce non intervenire in prima persona, allontanandosi quindi dal classico stereotipo della "suocera impicciona".

Dalle mie parole potete quindi comprendere come anche in questo caso la decisione di (ri)leggere la serie della Alcott sia stata una scelta azzeccata, che mi ha permesso di ritrovare personaggi che avevo amato ma anche di cogliere, nella nuova lettura, altre sfumature e significati. Libri che, se non lo avete già fatto, vi consiglio vivamente di recuperare.



DELLA STESSA AUTRICE:

Piccole donne

giovedì 13 marzo 2025

Le ventisette sveglie di Atena Ferraris

Cari lettori, la recensione di oggi è dedicata al romanzo di Alice Basso, "Le ventisette sveglie di Atena Ferraris", edito da Garzanti.


Trattasi del primo libro di una nuova serie, che ha per protagonista la trentenne Atena. La giovane è neurodivergente e per questo vive e ragiona in modo differente rispetto alla maggior parte delle persone. Per lei è difficile socializzare e intavolare conversazioni comuni, fatica a esprimersi con la tipica gestualità ed è molto attenta ai particolari che in genere tendono a sfuggire, a scapito di quelli più evidenti. Per aiutarsi a scandire i tempi dedicati alla sua esistenza quotidiana e al suo lavoro (gestisce una rivista di enigmistica online) è solita aiutarsi con le sue sveglie, che scandiscono l'inizio e la fine delle attività delle sue giornate.

Atena ha un fratello gemello, Febo, che è totalmente diverso da lei. Solare e portato alla socialità, è un famoso scrittore. Peccato, però, che al momento stia vivendo un momento di crisi creativa: per questo, la sua agente lo inviterà a vivere delle esperienze in prima persona. E quale occasione migliore per iscriversi a un corso di magia?

Sconvolta dall'ennesima scelta strampalata del fratello, Atena mostrerà tutto il suo disgusto. Ma quando un giorno Febo le telefonerà sconvolto confessandole di aver appena assistito a un omicidio, la nostra protagonista verrà coinvolta suo malgrado in un'avventura della quale faranno parte anche altri due compagni di corso di Febo: l'affascinante Gemma e lo stravagante Jacopo, che sin da subito mostrerà una spiccata attrazione per Atena e per il suo particolare modo di fare. 

Riuscirà quel quartetto di investigatori improvvisati a far luce sul mistero del presunto omicidio? 

La risposta non è così scontata come si potrebbe pensare in un primo momento: l'autrice è stata molto brava a tratteggiare un caso particolarmente complesso, che si evolve a ogni pagina, trasportando il lettore da un'investigazione a un'altra. A mio parere, un paio di passaggi sono un po' inverosimili, ma quando leggo un romanzo sono solita soprassedere su questi aspetti, anche perchè sono dell'idea che non sempre ciò che si legge debba per forza conformarsi in toto con la realtà.

Ho invece gradito tantissimo il personaggio di Atena e sono già curiosa di scoprirla coinvolta in altre avventure e di vedere come si evolverà il suo rapporto con Jacopo. Mi è piaciuta anche la delicatezza, unita al tipico umorismo dell'autrice, con cui è stato affrontato un tema complesso come quello della neuodivergenza/autismo. A tal proposito, ho trovato interessante completare la lettura del romanzo con quella della ricca postfazione. In un mondo dove il conformismo sembra ancora fare da padrone, un personaggio come quello di Atena rappresenta un bel modo di affermare l'importanza dell'unicità di ciascuno di noi.

Un altro elemento che mi ha colpito è stato il rapporto tra Atena e sua madre, raccontato in alcuni flashback. Una donna che le assomiglia molto e che ha provato a suo modo a starle vicino e ad aiutarla. Un personaggio di cui però non si apprende molto, ma sul quale penso verrà fatta luce nei prossimi libri della serie.

Apprezzatissimo, come sempre, il particolare stile di scrittura di Alice Basso, che denota una vastissima proprietà lessicale. Carinissima l'idea dell'inserimento di alcuni giochi enigmistici creati da Atena, sui quali il lettore si può divertire a trovare le soluzioni (o a sbirciarle nelle ultime pagine!).

Un romanzo, quindi, che consiglio a tutti coloro che hanno già letto e apprezzato le serie di Vani Sarca e Anita Bo, ma anche a chi abbia voglia di conoscere la produzione letteraria di quest'autrice attraverso una serie che si preannuncia appassionante tanto quanto le precedenti.


DELLA STESSA AUTRICE:

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome

Scrivere è un mestiere pericoloso 

Non ditelo allo scrittore

La scrittrice del mistero 

La ghostwriter di Babbo Natale (novella)

Un caso speciale per la ghostwriter 

Il morso della vipera

Il grido della rosa 

Una stella senza luce

Le aquile della notte 

Una festa in nero

martedì 4 marzo 2025

Tatà

Cari lettori, la recensione di oggi è dedicata all'ultimo romanzo di Valérie Perrin, "Tatà", edito da Edizioni e/o.

La vicenda inizia quando la celebre regista francese Agnes, separata con una figlia adolescente, riceverà notizia della morte di sua zia Colette. Ciò la getterà in un profondo stato di confusione perchè la sua tatà (zietta in francese) è deceduta da anni: chi è allora sepolto nella sua tomba?

Una volta varcata la soglia della casa in cui Colette aveva vissuto negli ultimi anni, Agnes scoprirà che la zia le ha lasciato una preziosa eredità: diverse audiocassette in cui la donna racconterà alla nipote la storia della sua vita e delle persone che hanno caratterizzato, nel bene e nel male, la sua esistenza.

Cassetta dopo cassetta, Agnes si ritroverà sempre più coinvolta nell'ascoltare le confidenze di Colette, che aveva sempre concepito come una persona dalla vita ordinaria, divisa tra la passione per il suo lavoro di calzolaia e l'hobby per il calcio.

Attraverso le parole della zia, anche il lettore, pagina dopo pagina, verrà rapito da una miriade di storie: quella di Colette e della sua famiglia d'origine, quella di suo fratello Jean (padre di Agnes e talentuoso pianista) e della moglie Hannah (un'ebrea scampata per un soffio alla deportazione) e, soprattutto, quella di Blanche, amica d'infanzia di Colette dall'esistenza difficile a causa del padre violento e assassino. 

Ma non saranno solo queste narrazioni che destabilizzeranno Agnes, tanto da farle perdere più volte i sensi: a farle comprendere quanti segreti le sono stati celati dalla sua famiglia sarà un'altra sconvolgente rivelazione, che la metterà di fronte a una verità ancora più scioccante.

Chi segue il mio blog sa che ho letto tutti i romanzi della Perrin e che ritengo che questa autrice sia una delle migliori scrittrici degli ultimi tempi, grazie alla sua capacità di coinvolgere il lettore in storie corali ricche di colpi di scena nelle quali, attraverso uno stile accattivante, vengono affrontate diverse tematiche.

Anche in questo libro ho ritrovato tutto questo, anche se penso che questa volta l'autrice abbia un po' esagerato con le "storie nelle storie". Alcune di esse, infatti, mi sono sembrate ridondanti e poco coese alla narrazione principale, come quella che riguarda uno dei migliori amici di Agnes, ritrovato dalla donna una volta tornata nel paese della zia, o la profonda simpatia nata tra la protagonista e uno dei personaggi secondari, che viene descritta in modo troppo superficiale: era davvero così necessaria? 

Lo stesso personaggio di Colette viene messo talvolta in ombra da tutte queste vicende, tanto che pure la parte che riguarda la sua vita sentimentale viene relegata a una narrazione a mio parere un po' troppo superficiale. 

Insomma, l'impressione che ho avuto leggendo questo romanzo è che l'autrice abbia voluto mettere "troppa carne al fuoco", anche se non posso negare di essere stata comunque coinvolta dal romanzo che, ancora una volta, mi ha confermato il mio interesse per le storie della Perrin. 

Perciò non posso fare altro che consigliarvi la lettura di questo romanzo, sia se avete già letto gli altri romanzi dell'autrice sia nel caso abbiate voglia di gustarvi una storia corale nella quale si fanno strada segreti di famiglia e tematiche legate alla violenza domestica ma anche all'amore, in tutte le sue forme.



DELLA STESSA AUTRICE:

Cambiare l'acqua ai fiori

Il quaderno dell'amore perduto 

Tre