Il 10 febbraio si è celebrata la giornata della memoria per le vittime delle foibe, una delle pagine più tristi della nostra Storia.
Per chi non lo sapesse, le foibe sono delle cavità naturali del Carso, nelle quali furono uccise e gettate moltissime persone di nazionalità italiana, da parte dei partigiani comunisti di Tito.
L'eccidio si colloca all'interno del secondo conflitto mondiale e le uccisioni avvennero in due fasi: la prima fu nel 1943 (subito dopo l'armistizio dell'8 settembre) e la seconda nel 1945.
Il motivo di questa brutale forma di violenza è da ricondurre alle tensioni fra gli italiani e le varie etnie slave per il possesso delle zone della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia, le quali, prima dello scoppio della guerra, con il trattato di Rapallo del 1920, erano in parte entrate nell'orbita fascista, dovendo subire una forzata italianizzazione da parte di Mussolini.
I contrasti si appianiarono progressivamente con la demarcazione, nel 1945, dei confini orientali dell'Italia, ma gli eccidi continuarono fino al 1947.
Penso che sia importante dedicare una giornata a questo evento, che fino a pochi anni fa non era nemmeno molto noto. Mai come in questi casi la conoscenza e la consapevolezza possono servire a far sì che certi eventi non si ripetino più. A questo proposito sono molti i libri che trattano questo tema, io ho deciso di segnalarvene tre, a titolo di esempio.
Norma Cossetto venne gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani (in
località Antignana) nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943. A
quell’epoca, aveva ventitré anni ed era iscritta al quarto anno del
corso di laurea in lettere e filosofia, presso l’Università degli studi
di Padova. I suoi assassini, partigiani di Tito, che dopo il crollo del
regime fascista tentano di prendere il potere in Istria per annetterla
alla Jugoslavia, non hanno alcuna pietà della sua giovinezza e innocenza
e, prima di ucciderla, la violentano brutalmente. L’assassinio di Norma
Cossetto e di tutti quegli uomini e quelle donne che furono infoibati o
che morirono in altro modo (a causa delle torture subite, nei campi di
deportazione, annegati in mare ecc.) per mano delle truppe titoiste
mostra, tra l’altro, verso quale orizzonte ci si dirige “quando si
ritiene che la verità della vita è lotta, e che non tutti gli esseri
umani sono provvisti della medesima dignità”. E quanto è accaduto in
Istria nel corso della Seconda guerra mondiale ci dice assai bene che
nessuna comunità umana può considerarsi definitivamente al riparo da
simili eccessi di violenza e terrore.
Foibe rosse non è solo la narrazione del dramma di una giovane ragazza e della sua famiglia, è anche un grande affresco storico sulla tragedia delle foibe, sugli orrori del nazismo e del fascismo in terra d’occupazione, e del comunismo jugoslavo, vista dalla parte delle vittime.
Foibe rosse non è solo la narrazione del dramma di una giovane ragazza e della sua famiglia, è anche un grande affresco storico sulla tragedia delle foibe, sugli orrori del nazismo e del fascismo in terra d’occupazione, e del comunismo jugoslavo, vista dalla parte delle vittime.
Tra il maggio e il giugno 1945 migliaia di italiani della Venezia
Giulia, dell'Istria e della Dalmazia vennero uccisi dall'esercito del
maresciallo Tito, gettati nelle "foibe" o deportati nei campi sloveni e
croati, dove morirono di stenti e malattie. In una strategia mirata a
colpire chiunque si opponesse all'annessione delle terre contese alla
"nuova" Jugoslavia, caddero collaborazionisti e repubblichini, membri
del CLN, partigiani, comunisti, e soprattutto tanti cittadini comuni
travolti dal clima di torbida violenza di quelle settimane. Se nella
Venezia Giulia le ferite sono rimaste aperte alimentando la memoria di
quei tragici fatti, nel resto del Paese sugli eccidi di Tito è gravato
per oltre mezzo secolo un colpevole silenzio. In questo libro intenso e
inquietante Gianni Oliva, attingendo a una puntuale documentazione
d'archivio e bibliografica, ricostruisce le vicende di quei giorni in
tutte le loro articolazioni politiche, militari e diplomatiche,
restituendo alle "stragi negate" la loro verità e proponendole come
patrimonio collettivo della storia nazionale.
Ancora oggi - nonostante l'istituzione del giorno del ricordo il 10
febbraio e nonostante il dibattito che da anni imperversa su questo tema
- il dramma delle Foibe resta sconosciuto ai più, quasi fosse una
pagina rimossa della seconda guerra mondiale. Eppure, si stima che vi
abbiano trovato la morte migliaia di persone, "cancellate" alla memoria
dei posteri proprio dalla barbara modalità con cui trovavano una
sommaria sepoltura. Ecco perché vale la pena ricordare le vicende di
alcune vittime, attraverso i diari e le testimonianze di quel periodo.
In particolare, nel libro verrà dato spazio alle storie delle cosiddette
"infoibate", come Norma Cossetto, Mafalda Codan e le sorelle Radecchi.
Storie particolarmente significative perché raccontano di una doppia
rimozione: il silenzio calato per decenni sulle Foibe e, prima ancora,
il naturale riserbo che si imponeva alle donne dell'epoca.
Se conoscete questi tre libri, scrivetemi pure il vostro parere nei commenti, oppure se vi va di segnalare altre letture non esitate a farlo!
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