A dir la verità credo che questa sia un'usanza tipica dell'hinterland milanese, comunque, per chi non lo sapesse, oggi 3 febbraio (S. Biagio) è di tradizione mangiare una fetta di panettone, meglio se avanzato dalle feste natalizie.
Secondo le leggende S. Biagio aveva salvato un bambino che stava morendo a causa di una spina di pesce conficcata in gola, e per questo venne associato come il protettore dei malanni della gola e delle vie respiratorie.
L'uso di mangiare il panettone è invece riconducibile a un'altra leggenda: si narra infatti che a Milano una donna aveva portato il suo panettone da un frate per farlo benedire e che questo le aveva risposto di lasciarglielo lì perchè al momento era impegnato. I giorni successivi, però, il religioso si lasciò tentare e mangiò tutto il dolce. Quando la donna tornò per riprenderselo il frate era già pronto a scusarsi, quando al posto del cartone vuoto trovò un panettone ancora più grande di quello che aveva mangiato. Siccome era il 3 febbraio questo avvenimento venne ricondotto proprio a S. Biagio.
Bene, dopo tutto questo parlar di panettoni, mi è venuta fame, perciò me ne vado a tagliare una fetta e vi saluto. Prima però vi voglio segnalare qualche libro a tema "panettone":
Immancabile come l'albero di Natale, compare sulla tavola delle feste.
Ne conosciamo ormai di tutti i tipi: panettoni casalinghi, artigianali o
"di gran marca". Saperne qualcosa di più (la storia e tradizione, le
tecniche di lavorazione) aiuta a saper scegliere, e soprattutto a
rendere piena giustizia a questo dolce semplice e antico,
inconfondibile, nato per celebrare degnamente la festa più importante
dell'anno. Una volta degustato il migliore "in purezza", perché non
farne un dolce d'autore con l'aiuto di uno chef come Davide Oldani? o un
insolito salato seguendo le originali ricette firmate da Carlo Cracco?
Al termine di questo sorprendete ricettario di alta cucina, degno della
tavola delle feste, qualche consiglio sull'abbinamento con i vini e
sull'apparecchiatura.
Tutti sanno che cos'è, tutti l'hanno assaggiato e continuano a ripetere
lo stesso rito ogni dicembre. Il panettone sembra non avere segreti: la
sua massiccia diffusione da supermercato uccide quel senso di mistero
dal quale di solito nasce la curiosità. Invece, il compagno fisso del
Natale serba non poche sorprese per chi ama andare oltre il primo morso.
L'autore si propone di saziare gli appetiti cultural-gastronomici sul
dolce natalizio di Milano, facendo luce sulle sue origini, su che cosa
queste hanno a che fare con un aiutante del cuoco di Ludovico il Moro,
con un giovane falconiere della casata Atellani, con una suora di nome
Ughetta. E, siccome le leggende sono interessanti, ma la storia è
un'altra cosa, qui si svela anche quando è nata l'usanza del "pane
grande", quando ha cominciato a chiamarsi panettone e si enumerano le
ipotesi sul perché. Anche il panettone di oggi, nonostante si mostri
impudicamente agli sguardi in tutte le vetrine natalizie, ha i suoi lati
misteriosi da indagare. Per esempio, perché, contrariamente ad altri
dolci, non si prepara mai in casa; come funziona la sua produzione nelle
grandi aziende; quali sono i suoi maestri indiscussi nell'ambito della
pasticceria artigianale e come fanno a conferire alle loro creature
quella lievitazione e quella morbidezza che ne sono la cifra
inconfondibile.
Tutti sanno cos'è, troneggia in tutte le vetrine delle pasticcerie e
imperversa al supermercato per interi scaffali; a volte si presenta in
versione "gourmand", arricchito con creme sontuose e confezionato in
scatole allegre; a volte fa la sua comparsa fasciato in nastri e carte
molto chic e un po' pretenziose, soprattutto se pensiamo alle sue
origini... Ma sappiamo davvero quali sono le origini del panettone? Da
dove viene questo dolce che ha conquistato tutti gli italiani,
diventando un simbolo del Natale? A parte il legame con la sua città,
Milano, ha una lunga storia e, come succede per tutte le ricette
tradizionali, un esordio a dir poco nebuloso. Questo agile libretto
ripercorre le avventure del panettone ai suoi inizi: è una specie di
atto di nascita colto, istruttivo e filologicamente ben documentato di
un impasto che, pensato per diventare un pane, si è trasformato nel
tempo, grazie all'estro di fornai e pasticceri, in qualcosa di dolce e
confortante, per celebrare la magia del Natale e il senso di
condivisione che ne deriva. Da un manoscritto ambrosiano di Giorgio
Valagussa.
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