“Oddio, quanta gente! Chissà che storia oggi mi toccherà ascoltare…” stavo pensando una mattina di inizio ottobre.
O siamo già alla fine?
Il fatto è che sono talmente tanti giorni che viaggio su questo treno che ormai ho perso la cognizione del tempo. Di solito però tendo a far passare la noia ascoltando i discorsi dei miei compagni di viaggio. Ok, lo so che origliare non sta bene, ma d’altronde qualcosa dovrò pur fare. In realtà però, dopo l’iniziale entusiasmo dei primi giorni, la mia curiosità si è un po’ afflosciata. Gira e rigira le tematiche sono sempre quelle, prendiamo per esempio il lunedì: anche senza sapere che ci troviamo nel primo giorno della settimana, lo capiremmo dai discorsi, basati principalmente sul racconto delle prodezze compiute nel week-end e sulla poca voglia di ritornare al lavoro. I discorsi tendono a modificarsi man mano che ci si avvicina alla metà della settimana, nella quale gli argomenti preferiti sono soprattutto incentrati sui figli e la scuola; sul rispettivo coniuge; su qualche nuova ricetta che si vorrebbe provare. Argomenti di vita quotidiana, insomma. Ma man mano che ci si avvicina alla fine ecco che abbiamo la svolta: rinvigoriti da una nuova energia, i problemi quotidiani vengono sostituiti dai progetti per il sabato e la domenica e lo stress dal sollievo per aver terminato un’altra settimana lavorativa. Nel week-end invece i treni sono più tranquilli: cambia la natura dei miei compagni di viaggio e a lavoratori stressati si sostituiscono soprattutto ragazzi e ragazze che usano il mezzo di trasporto per uscire e divertirsi.
Capite che nelle prime settimane ero anche incuriosito da questo, mentre ora, beh, diciamo che mi piacerebbe ascoltare qualcosa di diverso. Anzi no, già che ci sono, mi piacerebbe raccontarla io una storia. E saprei pure quale. Anzi, se proprio vogliamo pensare in grande, mi piacerebbe addirittura scriverla questa storia e magari presentarla a quel concorso che proprio in questo periodo viene pubblicizzato su dei volantini attaccati ai sedili del treno. Va beh, adesso però non esageriamo. Comunque, prima di raccontare la mia storia, vorrei fare una sorta di introduzione per presentare i miei personaggi: dovete sapere infatti che durante la mia permanenza sul treno ho avuto modo non solo di origliare i discorsi dei miei compagni di viaggio, ma anche di osservarli molto bene. Vizi, virtù, comportamenti abituali… Ed è da queste osservazioni che ho capito che tutte queste persone si possono suddividere in alcune categorie. Per esempio, ci sono alcune persone che definirei “Musica-dipendenti”, infatti passano quasi tutto (se non tutto) il viaggio attaccati a uno strano marchingegno con le cuffie, dal quale esce della musica. I soggetti in questione possono a sua volta distinguersi in due categorie: quelli “Discreti”, che se ne stanno buoni buoni ad ascoltare musica a un volume normale e quelli “Rumorosi” che vogliono rendere partecipe tutta la carrozza dei loro gusti musicali tenendo l’apparecchio ad un volume altissimo. Ma non tutti ascoltano le canzoni quando viaggiano: altri infatti, che definirei “Intellettuali”, non viaggiano mai senza la compagnia di un bel libro o giornale, anche se il più delle volte quest’ultimo potrebbe essere incentrato solamente sul gossip del momento, soprattutto per quanto riguarda le signore. Non che i signori siano da meno, però diciamo che agli scandali e ai pettegolezzi delle star preferiscono le prodezze dei loro idoli sportivi (Ah, dimenticavo: i loro nemici peggiori sono i cosiddetti “Scrocconi”, ovvero coloro che tentano, senza farsi vedere, di leggere segretamente le loro letture).
Altre due tipologie di personaggi sono i “Dormienti”, ovvero coloro che ne approfittano per schiacciare un pisolino e i “Chiacchieroni”, ossia quelli che o parlano al cellulare, o, facendo gruppo, se la raccontano. Possono essere persone che già si conoscono, oppure che si sono conosciuti proprio sul treno. Sapeste quante amicizie ho visto nascere… Una cosa però: mai mettere insieme i “Dormienti” con i “Chiacchieroni” perché se no saranno scintille!
Altra categoria che ho rilevato durante la mia lunga osservazione è quella delle “Equilibriste”, ovvero quelle signore che, con tutta la mia ammirazione, sono in grado di truccarsi sul treno, incuranti di brusche frenate, spinte dei viaggiatori, perdita improvvisa della luce nella carrozza. Prima o poi mi piacerebbe sapere come fanno…
Da ultimo vorrei ricordare altre due categorie: gli “Sportivi” e i “Novelli”. I primi possono essere descritti come coloro che, con i loro scatti veloci, sono i primi a scendere dal treno per poi raggiungere (sempre di corsa) altri mezzi di trasporto. Ma sono anche abili nel riuscire ad acchiappare il treno (magari mentre le porte si stanno chiudendo) proprio mentre questo sta partendo. I secondi sono invece coloro che salgono sul treno poche volte, e che non conoscono tutti i meccanismi che questo comporta: li potrete notare dalla loro posizione sempre sull’attenti e nel fatto che sono soliti contare le fermate. Inoltre sono quelli che più si impauriscono quando la voce metallica del treno che annuncia le stazioni si inceppa e scambia un paese per l’altro: i poveretti sono soliti guardarsi intorno sgomenti e chiedere informazioni al passeggero più vicino, per poi tirare un sospiro di sollievo.
Ok, questi sono i personaggi della storia che vi sto per raccontare. Dovete sapere che qualche settimana fa (o forse mese: ve l’ho detto che non so più calcolare i tempi!) me ne stavo bello tranquillo vicino al corridoio: in quella posizione stavo proprio bene. Infatti da lì potevo osservare tranquillamente tutto quello che succedeva nel treno: addirittura potevo intravedere anche alcuni passeggeri della carrozza di fianco. La giornata sembrava preannunciarsi come una tipica e tranquilla giornata di lavoro: uomini, donne e studenti salivano a ogni fermata e piano piano tutto il treno si stava riempiendo, lo capivo soprattutto dal fatto che l’andatura del mezzo era lenta e affaticata. A un tratto qualcuno attirò la mia attenzione: nel gruppo di viaggiatori in fondo a destra riuscii a intravedere (anche se con un po’ di difficoltà) un uomo che, fingendosi un “Intellettuale” con un libro molto grosso (talmente grosso da scoraggiare qualunque “Scroccone”), riuscì abilmente a sfilare il portafoglio dalla borsetta di una “Dormiente” che, imprudentemente, l’aveva lasciata aperta. Mi guardai intorno per vedere se qualcuno si era accorto del fattaccio (se c’è una cosa che non sopporto sono proprio le ingiustizie!): da una parte un gruppo di “Chiacchieroni” stava intavolando una discussione su un fatto di cronaca nera a quanto pare di grande rilievo televisivo; dall’altra parte c’erano rispettivamente: un “Musica-dipendente” ignaro di tutto perché guardava fuori dal finestrino; una “Equilibrista” intenta a guardarsi nello specchietto per applicarsi l’ombretto sulle palpebre e una “Novella” che, tutta preoccupata, parlottava fra sé e sé.
E ora cosa faccio?
Non feci in tempo a pensare ciò che, nello stesso momento, il treno arrivò al capolinea. La “Dormiente” ridestatasi cominciò a frugare nella borsetta (secondo me cercava i soldi per comprarsi il biglietto della metropolitana) ma, una volta accortosi di quello che era successo, cominciò a urlare:
- Mi hanno derubata!
Il resto successe tutto molto in fretta: il finto “Intellettuale”, fattosi prendere dal panico, cominciò a correre, per raggiungere l’uscita. Allora uno “Sportivo”, con uno scatto degno del miglior maratoneta, cercò di raggiungerlo, ma c’era troppa confusione, a causa dell’enorme flusso di gente che si stava alzando per poter uscire. Ormai sembrava non esserci più via di scampo: il ladro l’avrebbe fatta franca. Ma non aveva ancora fatto i conti con me: nel cercare di raggiungere l’uscita il malfattore mi venne letteralmente addosso e addirittura inciampò su di me in un modo talmente plateale che finì rovinosamente a terra. Nessuno si rese conto del perché fosse scivolato in tal modo (secondo me nemmeno lui) però fu proprio grazie alla mia presenza che lo “Sportivo” riuscì a raggiungerlo, seguito dalla “Dormiente”, mentre qualcuno cercò di attirare l’attenzione di un controllore del treno che si trovava da quelle parti.
Ah che impresa! Oh che gioia, gaudio, trionfo e soddisfazione! Ma la mia allegria dopo un po’ si spense: per prima cosa nessuno si era accorto di me e tutti gli onori andarono allo “Sportivo” (brutto usurpatore!) e poi mi resi conto che, a causa dell’urto, ero stato sbalzato in un angolo buio e polveroso del treno, dal quale avevo perso quasi tutta la bella visuale che avevo prima. E da qui non mi sono più mosso, tant’è che è sempre da questo angolo che tutti i giorni ascolto i discorsi dei viaggiatori, visto che da vedere ormai mi è rimasto ben poco. Ma, nonostante tutto, la soddisfazione rimane: quella non me la può togliere nessuno! Anche se, lo devo ammettere, se potessi raccontare questa storia (le darei anche un titolo: “L’impresa”) ne sarei tutto orgoglioso: ma si sa, un povero tappo di bottiglia non può parlare e perciò tutto questo rimarrà per sempre un segreto che conserverò tra me e me. E poi, cerco anche di guardare il lato positivo della situazione: qua nascosto nessuno mi può vedere e di certo sarà difficile che finirò dentro a quelle enormi scatole blu poste sotto i finestrini. Si dicono così tante leggende su quelle strane costruzioni… Ma quella è un’altra storia!
O siamo già alla fine?
Il fatto è che sono talmente tanti giorni che viaggio su questo treno che ormai ho perso la cognizione del tempo. Di solito però tendo a far passare la noia ascoltando i discorsi dei miei compagni di viaggio. Ok, lo so che origliare non sta bene, ma d’altronde qualcosa dovrò pur fare. In realtà però, dopo l’iniziale entusiasmo dei primi giorni, la mia curiosità si è un po’ afflosciata. Gira e rigira le tematiche sono sempre quelle, prendiamo per esempio il lunedì: anche senza sapere che ci troviamo nel primo giorno della settimana, lo capiremmo dai discorsi, basati principalmente sul racconto delle prodezze compiute nel week-end e sulla poca voglia di ritornare al lavoro. I discorsi tendono a modificarsi man mano che ci si avvicina alla metà della settimana, nella quale gli argomenti preferiti sono soprattutto incentrati sui figli e la scuola; sul rispettivo coniuge; su qualche nuova ricetta che si vorrebbe provare. Argomenti di vita quotidiana, insomma. Ma man mano che ci si avvicina alla fine ecco che abbiamo la svolta: rinvigoriti da una nuova energia, i problemi quotidiani vengono sostituiti dai progetti per il sabato e la domenica e lo stress dal sollievo per aver terminato un’altra settimana lavorativa. Nel week-end invece i treni sono più tranquilli: cambia la natura dei miei compagni di viaggio e a lavoratori stressati si sostituiscono soprattutto ragazzi e ragazze che usano il mezzo di trasporto per uscire e divertirsi.
Capite che nelle prime settimane ero anche incuriosito da questo, mentre ora, beh, diciamo che mi piacerebbe ascoltare qualcosa di diverso. Anzi no, già che ci sono, mi piacerebbe raccontarla io una storia. E saprei pure quale. Anzi, se proprio vogliamo pensare in grande, mi piacerebbe addirittura scriverla questa storia e magari presentarla a quel concorso che proprio in questo periodo viene pubblicizzato su dei volantini attaccati ai sedili del treno. Va beh, adesso però non esageriamo. Comunque, prima di raccontare la mia storia, vorrei fare una sorta di introduzione per presentare i miei personaggi: dovete sapere infatti che durante la mia permanenza sul treno ho avuto modo non solo di origliare i discorsi dei miei compagni di viaggio, ma anche di osservarli molto bene. Vizi, virtù, comportamenti abituali… Ed è da queste osservazioni che ho capito che tutte queste persone si possono suddividere in alcune categorie. Per esempio, ci sono alcune persone che definirei “Musica-dipendenti”, infatti passano quasi tutto (se non tutto) il viaggio attaccati a uno strano marchingegno con le cuffie, dal quale esce della musica. I soggetti in questione possono a sua volta distinguersi in due categorie: quelli “Discreti”, che se ne stanno buoni buoni ad ascoltare musica a un volume normale e quelli “Rumorosi” che vogliono rendere partecipe tutta la carrozza dei loro gusti musicali tenendo l’apparecchio ad un volume altissimo. Ma non tutti ascoltano le canzoni quando viaggiano: altri infatti, che definirei “Intellettuali”, non viaggiano mai senza la compagnia di un bel libro o giornale, anche se il più delle volte quest’ultimo potrebbe essere incentrato solamente sul gossip del momento, soprattutto per quanto riguarda le signore. Non che i signori siano da meno, però diciamo che agli scandali e ai pettegolezzi delle star preferiscono le prodezze dei loro idoli sportivi (Ah, dimenticavo: i loro nemici peggiori sono i cosiddetti “Scrocconi”, ovvero coloro che tentano, senza farsi vedere, di leggere segretamente le loro letture).
Altre due tipologie di personaggi sono i “Dormienti”, ovvero coloro che ne approfittano per schiacciare un pisolino e i “Chiacchieroni”, ossia quelli che o parlano al cellulare, o, facendo gruppo, se la raccontano. Possono essere persone che già si conoscono, oppure che si sono conosciuti proprio sul treno. Sapeste quante amicizie ho visto nascere… Una cosa però: mai mettere insieme i “Dormienti” con i “Chiacchieroni” perché se no saranno scintille!
Altra categoria che ho rilevato durante la mia lunga osservazione è quella delle “Equilibriste”, ovvero quelle signore che, con tutta la mia ammirazione, sono in grado di truccarsi sul treno, incuranti di brusche frenate, spinte dei viaggiatori, perdita improvvisa della luce nella carrozza. Prima o poi mi piacerebbe sapere come fanno…
Da ultimo vorrei ricordare altre due categorie: gli “Sportivi” e i “Novelli”. I primi possono essere descritti come coloro che, con i loro scatti veloci, sono i primi a scendere dal treno per poi raggiungere (sempre di corsa) altri mezzi di trasporto. Ma sono anche abili nel riuscire ad acchiappare il treno (magari mentre le porte si stanno chiudendo) proprio mentre questo sta partendo. I secondi sono invece coloro che salgono sul treno poche volte, e che non conoscono tutti i meccanismi che questo comporta: li potrete notare dalla loro posizione sempre sull’attenti e nel fatto che sono soliti contare le fermate. Inoltre sono quelli che più si impauriscono quando la voce metallica del treno che annuncia le stazioni si inceppa e scambia un paese per l’altro: i poveretti sono soliti guardarsi intorno sgomenti e chiedere informazioni al passeggero più vicino, per poi tirare un sospiro di sollievo.
Ok, questi sono i personaggi della storia che vi sto per raccontare. Dovete sapere che qualche settimana fa (o forse mese: ve l’ho detto che non so più calcolare i tempi!) me ne stavo bello tranquillo vicino al corridoio: in quella posizione stavo proprio bene. Infatti da lì potevo osservare tranquillamente tutto quello che succedeva nel treno: addirittura potevo intravedere anche alcuni passeggeri della carrozza di fianco. La giornata sembrava preannunciarsi come una tipica e tranquilla giornata di lavoro: uomini, donne e studenti salivano a ogni fermata e piano piano tutto il treno si stava riempiendo, lo capivo soprattutto dal fatto che l’andatura del mezzo era lenta e affaticata. A un tratto qualcuno attirò la mia attenzione: nel gruppo di viaggiatori in fondo a destra riuscii a intravedere (anche se con un po’ di difficoltà) un uomo che, fingendosi un “Intellettuale” con un libro molto grosso (talmente grosso da scoraggiare qualunque “Scroccone”), riuscì abilmente a sfilare il portafoglio dalla borsetta di una “Dormiente” che, imprudentemente, l’aveva lasciata aperta. Mi guardai intorno per vedere se qualcuno si era accorto del fattaccio (se c’è una cosa che non sopporto sono proprio le ingiustizie!): da una parte un gruppo di “Chiacchieroni” stava intavolando una discussione su un fatto di cronaca nera a quanto pare di grande rilievo televisivo; dall’altra parte c’erano rispettivamente: un “Musica-dipendente” ignaro di tutto perché guardava fuori dal finestrino; una “Equilibrista” intenta a guardarsi nello specchietto per applicarsi l’ombretto sulle palpebre e una “Novella” che, tutta preoccupata, parlottava fra sé e sé.
E ora cosa faccio?
Non feci in tempo a pensare ciò che, nello stesso momento, il treno arrivò al capolinea. La “Dormiente” ridestatasi cominciò a frugare nella borsetta (secondo me cercava i soldi per comprarsi il biglietto della metropolitana) ma, una volta accortosi di quello che era successo, cominciò a urlare:
- Mi hanno derubata!
Il resto successe tutto molto in fretta: il finto “Intellettuale”, fattosi prendere dal panico, cominciò a correre, per raggiungere l’uscita. Allora uno “Sportivo”, con uno scatto degno del miglior maratoneta, cercò di raggiungerlo, ma c’era troppa confusione, a causa dell’enorme flusso di gente che si stava alzando per poter uscire. Ormai sembrava non esserci più via di scampo: il ladro l’avrebbe fatta franca. Ma non aveva ancora fatto i conti con me: nel cercare di raggiungere l’uscita il malfattore mi venne letteralmente addosso e addirittura inciampò su di me in un modo talmente plateale che finì rovinosamente a terra. Nessuno si rese conto del perché fosse scivolato in tal modo (secondo me nemmeno lui) però fu proprio grazie alla mia presenza che lo “Sportivo” riuscì a raggiungerlo, seguito dalla “Dormiente”, mentre qualcuno cercò di attirare l’attenzione di un controllore del treno che si trovava da quelle parti.
Ah che impresa! Oh che gioia, gaudio, trionfo e soddisfazione! Ma la mia allegria dopo un po’ si spense: per prima cosa nessuno si era accorto di me e tutti gli onori andarono allo “Sportivo” (brutto usurpatore!) e poi mi resi conto che, a causa dell’urto, ero stato sbalzato in un angolo buio e polveroso del treno, dal quale avevo perso quasi tutta la bella visuale che avevo prima. E da qui non mi sono più mosso, tant’è che è sempre da questo angolo che tutti i giorni ascolto i discorsi dei viaggiatori, visto che da vedere ormai mi è rimasto ben poco. Ma, nonostante tutto, la soddisfazione rimane: quella non me la può togliere nessuno! Anche se, lo devo ammettere, se potessi raccontare questa storia (le darei anche un titolo: “L’impresa”) ne sarei tutto orgoglioso: ma si sa, un povero tappo di bottiglia non può parlare e perciò tutto questo rimarrà per sempre un segreto che conserverò tra me e me. E poi, cerco anche di guardare il lato positivo della situazione: qua nascosto nessuno mi può vedere e di certo sarà difficile che finirò dentro a quelle enormi scatole blu poste sotto i finestrini. Si dicono così tante leggende su quelle strane costruzioni… Ma quella è un’altra storia!
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