martedì 30 novembre 2021

Il labirinto degli spiriti

Cari lettori, il post di oggi è dedicato alla recensione del romanzo "Il labirinto degli spiriti", scritto da Carlos Ruiz Zafon ed edito da Mondadori.

Trattasi del quarto e ultimo romanzo della serie de "Il cimitero dei libri dimenticati", il quale presenta ai lettori un nuovo e affascinante personaggio, l'investigatrice Alicia Gris. Da piccola, durante i bombardamenti della guerra civile spagnola, è stata salvata in extremis da Fermin, che negli anni ha sempre creduto alla morte della ragazza.

Le loro vite, però, saranno destinate a incrociarsi di nuovo quando la ragazza verrà incaricata dalla polizia di indagare sulla scomparsa di Mauricio Valls, il terribile direttore del carcere di Montjuic, uno dei personaggi del terzo libro della serie. Durante il sue ricerche, che svolgerà con accanto il collega Vargas, la giovane si addentrerà negli intrighi e nei segreti dei più grandi esponenti dell'entourage franchista, portando alla luce segreti che si legheranno con le personalità di alcuni scrittori "maledetti", come Victor Mataix e David Martin, il protagonista del secondo libro. Ma le sorprese e i colpi di scena sono sempre dietro l'angolo e Alicia comprenderà ben presto che il caso è ancora più complesso di quello che sembra.

Durante le sue ricerche s'imbatterà nella famiglia Sempere, dato che attorno a Valls ruota il mistero legato alla misteriosa morte di Isabella, madre di Daniel Sempere. Daniel, il quale da anni cova il desiderio di scoprire la verità su sua madre e vendicarne la morte, a qualcunque costo...

Fin dal primo romanzo sono rimasta affascinata dal mondo creato da Zafon e dai vari generi che ha sapientemente mescolato in questa quadrilogia, dallo storico al romanzo d'amore, dal thriller all'avventura, oltre che dal suo stile particolarmente evocativo e dalle descrizioni di Barcellona che, pur non avendo mai visitato, ho imparato a conoscere grazie alle sue descrizioni. Per questo, dopo aver letto e apprezzato  "L'ombra del vento" nel 2020, ho voluto dedicare il 2021 al recupero degli altri tre volumi della serie, nei quali ho ritrovato con piacere i suoi personaggi.

Nonostante ritengo che il primo sia di gran lunga il volume migliore, ho apprezzato anche i restanti libri della quadrilogia. In particolare, di questo libro ho gradito molto il personaggio di Alicia, una giovane che nella vita ha sopportato molte sofferenze, dal carattere duro e pungente, ma dalla spiccata sensibilità che, nonostante in più punti cerca di mascherare con il suo cinismo, non riesce a evitare di far emergere. Ho apprezzato inoltre lo svolgersi dell'indagine e i misteri a essa correlati anche se, soprattutto nella prima parte, ho trovato certi passaggi un po' prolissi (l'intero romanzo conta più di 800 pagine scritte con caratteri abbastanza piccoli e dalla grafica molto fitta). Un altro punto di forza è il continuo collegamento, a livello di trama, con le vicende dei tre libri precedenti, che offre spiegazioni e chiarimenti anche nei punti rimasti dubbi o in sospeso nei libri precedenti. Infine, nota di merito per la conclusione, che sembrerebbe quasi una storia a sè, il quale riassume e offre un degno finale di stampo metaletterario non solo al libro, ma all'intera saga. 

Una storia, quindi, che segna la degna conclusione di una serie che mi ha coinvolta pagina dopo pagina e che mi sento di consigliare a tutti gli appassionati di lettura. 


DELLO STESSO AUTORE:

L'ombra del vento

Il gioco dell'angelo 

Il prigioniero del cielo

mercoledì 10 novembre 2021

Il tempo delle ciliegie

Cari lettori, la recensione di oggi è dedicata al romanzo "Il tempo delle ciliegie", scritto da Nicolas Barreau ed edito da Feltrinelli.

Trattasi del seguito de "Gli ingredienti segreti dell'amore", perciò il lettore potrà ritrovare i giovani innamorati Andrè e Aurélie, la cui storia viene narrata anche in questo caso secondo il punto di vista di entrambi.

All'inizio della narrazione troviamo un Andrè in procinto di dichiararsi alla sua fidanzata: peccato però che ogni volta succeda qualcosa che manda all'aria i suoi piani. Il giovane, così, si lascia sfuggire il giorno del compleanno di Aurélie, Natale, Capodanno... fino ad arrivare a San Valentino.

Quello che per Andrè sembrerà essere il giorno perfetto per proporle di sposarlo sarà guastato da una notizia che sconvolgerà non poco la sua fidanzata: il suo ristorante, infatti, è riuscito a ottenere una stella Michelin! Ovviamente l'entusiasmo di Aurélie provocherà l'ennesimo rinvio della proposta di Andrè, ma questo durerà poco perchè il giorno successivo scoprirà che, per un errore di omonimia, l'ambita stella non è stata concessa a lei, ma a un ristorante di Vétheuil!

Questo fatto porterà Aurélie a conoscere lo chef di quel ristorante, un uomo che all'inizio le sembrerà arrogante e maleducato ma che poi, approfondendo la sua conoscenza, scoprirà essere una persona davvero magnetica...

Ciò susciterà la gelosia di Andrè, che non riuscirà a comprendere se l'interesse di Aureliè per quello chef e la sua attività sia di natura prettamente professionale oppure anche amorosa. I suoi sentimenti lo porteranno a vivere conflitti con la fidanzata, che andranno ad acuirsi man mano che il lettore procederà con la lettura della storia: riuscirà la coppia a resistere a questi problemi o la loro relazione è destinata a raggiungere il capolinea?

Affrontando la lettura di questo libro mi sono ritrovata a pensare che l'autore sia stato davvero coraggioso a scrivere il seguito di una storia d'amore, narrando di quando una coppia, ormai formatasi dopo mille avventure emozionanti, si trova ad affrontare la quotidianità, i rispettivi impegni professionali, i progetti per il futuro. 

Questa storia, nonostante l'ambientazione parigina e non solo, è molto diversa dai soliti romanzi di Barreau. Non è presente molto romanticismo e, purtroppo, devo ammettere che i personaggi non hanno dato il meglio di sè: ho trovato Andrè molto insicuro, ancor prima che Aureliè conoscesse lo chef di Vétheuil, e in seguito la sua eccessiva gelosia nei confronti della fidanzata non è di certo servita a conquistare le simpatie del lettore. Anchè Aurelié, con il prosieguo della storia, mi è sembrata molto incerta sulla natura dei suoi sentimenti e in qualche frangente della narrazione ho pensato che potesse davvero tradire Andrè, preferendogli lo chef, che ho trovato il personaggio più irritante di tutta la storia dato che, pur essendo sposato, si diverte a insinuarsi nel fragile rapporto tra i due giovani accentuando i loro contrasti. Fortunatamente i protagonisti avranno modo di maturare e questo mi ha portato a rivalutarli, anche se solo alla fine della storia. 

Nel complesso, però, pur avendo letto il libro con interesse, merito soprattutto dello stile semplice e fluido dell'autore, devo ammettere di non aver apprezzato totalmente la storia, proprio a causa del temperamento e del comportamento dei personaggi principali. Nonostante ciò, vi invito a leggere il libro, così da condividere con me le vostre opinioni, confermando o meno il mio parere sui comportamenti dei personaggi.


DELLO STESSO AUTORE:

Una sera a Parigi

Il caffè dei piccoli miracoli 

La donna dei miei sogni

Parigi è sempre una buona idea 

Gli ingredienti segreti dell'amore

martedì 2 novembre 2021

L'acqua del lago non è mai dolce

Cari lettori, oggi vi parlerò del romanzo di Giulia Caminito, "L'acqua del lago non è mai dolce", edito da Bompiani.

La storia racconta la vita di Gaia e si svolge tra gli anni Novanta e Duemila. La giovane proviene da una famiglia molto povera e disagiata: il padre è disabile, a seguito di un infortunio sul lavoro, e la madre, dal carattere duro ed energico, si trova costretta a ricoprire il ruolo del coniuge. La ragazza ha anche dei fratelli: Mariano (figlio di una precedente relazione della madre di Gaia), con il quale la nostra protagonista è molto legata, e due gemelli, più piccoli di lei, con cui  il rapporto è pressocchè inesistente.

L'infanzia di Gaia si snoda tra Roma e Anguillara, un paese sul lago di Bracciano. Fin dal momento in cui si troverà ad andare a scuola e a interagire con i suoi coetanei, Gaia avvertirà una forte disparità, a causa del dislivello socioeconomico, e ciò la farà sentire diversa e incompresa da chi gli sta intorno.

Nonostante possieda una buona intelligenza, che progressivamente le farà ottenere non poche soddisfazioni nello studio, Gaia si convincerà che la giustizia non esiste e solo con la violenza si possono risolvere i conflitti: sarà questo, quindi, il suo atteggiamento, quando si troverà costretta a sfidare un paio di bulli che troverà sul suo cammino durante il percorso scolastico, ma anche in altre occasioni diventerà complice di azioni ingiuste e pure criminali.

L'adolescenza la porterà a vivere le prime esperienze con le amicizie e con l'amore, ma anche in questi ambiti Gaia apparirà come una ragazza enigmatica, dal carattere molto complesso: incapace di farsi capire e conoscere, vivrà con superficialità questi rapporti. E sarà proprio il suo carattere e la rabbia che si porta dentro da sempre a renderla incapace di riscattarsi da una vita che di certo non è stata molto generosa con lei...

Ho saputo dell'esistenza di questo romanzo leggendo diverse recensioni sui blog che sono solita seguire: essendo i pareri molto diversi, ho deciso di leggere questa storia anche per crearmi una mia opinione. Ho letto la prima parte del romanzo con molto interesse: sono rimasta davvero coinvolta dalla narrazione di Gaia, che a tratti mi ha ricordato il romanzo "L'amica geniale" di Elena Ferrante, e ho seguito con interesse le sue vicende. Poi, però, a mio parere, la narrazione ha rallentato il ritmo e per questo ho perso parte del mio entusiasmo: anche nello stile, eccessivamente enumerativo, ho trovato un graduale appesantimento.

La protagonista ha una personalità davvero complessa e ho provato sentimenti contrastanti nei suoi confronti: penso non sia semplice costruire un personaggio di questo tipo e per questo lodo la bravura dell'autrice, che ha saputo tratteggiare una storia molto dura e amara,  capace di coinvolgere e suscitare diversi spunti di riflessione. Nota di merito per le descrizione del contesto in cui si svolge la storia, particolarmente evocativa e coinvolgente, che mi ha permesso di conoscere uno spaccato di Roma e dei suoi dintorni che non conoscevo. Una storia quindi che, nonostante qualche perplessità, mi sento di consigliare.